La spinta nelle rinnovabili prosegue con 5,5 GW di capacità in costruzione. Ad eccezione di due mega-progetti in Egitto e Scozia, questo dispiegamento è suddiviso in decine di piccoli progetti: ne deriveranno presumibilmente minori economie di scala.

Engie ha già installato 38 GW di capacità rinnovabili e prevede di raggiungere 80 GW entro la fine del decennio. L'obiettivo è certamente meno ambizioso di quello di TotalEnergies, che mira a raggiungere 100 GW di capacità rinnovabili entro la stessa scadenza, ma il gruppo non dispone di un lucroso portafoglio di attività negli idrocarburi per aiutarlo a finanziare la sua transizione.

Nel complesso, Engie ha gestito in modo notevole la crisi energetica e la questione russa, contrariamente, ad esempio, ai suoi simili d'oltre Reno. Rimangono da affrontare le questioni del nucleare in Belgio e della leva finanziaria, il suo eterno tallone d'Achille.

Questo è ciò che serve per rilanciare in modo duraturo l'immagine di Engie. Il prezzo dell'azione nella primavera del 2023 è esattamente dove si trovava nella primavera del 2013. Le operazioni generano liquidità, ma non abbastanza per finanziare gli investimenti e la distribuzione di generosi dividendi, mentre il profilo dei margini si è notevolmente deteriorato.
 
Ne è risultato, nelle ultime due decadi, un aumento critico del debito, ovviamente lungo e doloroso da riportare sotto controllo. Il debito economico - debito finanziario più varie provvigioni, ad esempio legate al decommissioning - raggiunge così 37 miliardi di euro, ovvero più di quindici volte il free cash-flow realizzato nel 2022.
 
Il suo costo medio inizia già ad appesantirsi sotto l'effetto dell'aumento dei tassi, passando dal 2,73% al 3,95% negli ultimi tre mesi.