MILANO (MF-DJ)--Non considerare il nucleare «è da folli», ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, spiazzando i paladini del green e aprendo alle tecnologie di quarta generazione. Considerarlo, però, rischia di essere esercizio da sognatori, almeno in Italia. La pensa così Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, che da sempre invita a non demonizzare sia un uso ordinato delle fonti fossili che l'energia nucleare.

Domanda. Si aspettava questo assist del ministro al nucleare?

Risposta. Sì, è un fisico e conosce bene le dinamiche dell'energia. Non a caso ha parlato ora, che siamo nel pieno di una crisi. Lo si vedrà con chiarezza nelle prossime bollette, a fine mese arriverà una nuova stangata. In quest'ultima settimana è stato toccato un nuovo record dei prezzi in Europa, e in particolare in Italia, oltre i 140 /MWh, contro una media l'anno scorso di 42 /MWh per l'elettricità; il gas è salito a 53 /MWh, contro una media di 10 nel 2020. Aspettiamoci rincari a due cifre. È bene partire da questa considerazione, perché tali livelli di prezzo indicano scarsità di offerta. Si fa tanto parlare dei bassi costi di produzione delle rinnovabili, ed è vero, ma dove sono i benefici oggi? Eppure è almeno da un decennio che in Italia si investono dai 10 ai 12 miliardi di euro l'anno nelle energie pulite: quelle nuove, quelle che prendono gli incentivi, contano per il 16% della produzione elettrica e per l'8% della domanda energetica. Finché non ci saranno i sistemi di accumulo, eolico e fotovoltaico non faranno la differenza, perché la produzione da queste fonti è imprevedibile, intermittente e dispersa. L'Italia va ancora a gas nella produzione elettrica, come la Germania va a carbone, dopo la sosta del 2020.

D. Allora cosa tiene in piedi il sistema elettrico europeo?

R. Il nucleare, quello francese proprio ai nostri confini, da cui importiamo a man bassa da 30 anni. Senza il contributo di quelle centrali, saremmo al buio, e non è un modo di dire. Solo il nucleare può affiancare le rinnovabili per garantire la tanto sbandierata decarbonizzazione. E il ministro lo sa benissimo.

D. Crede che l'appello si concretizzerà?

R. Difficile, se non impossibile, finché prevarrà il dogma del rischio zero sacro agli estremisti dell'ambiente. Il rischio zero non esiste per definizione. Esiste invece un margine di sicurezza estremamente alto, che i reattori di quarta generazione possono garantire. Si agita ancora lo spettro di Fukushima, dimenticando che è stato il risultato di errori umani e di un evento naturale come uno tsunami. Nel mondo ci sono 440 reattori regolarmente in funzione, e un centinaio di questi sono in Europa.

D. Quali sono le tecnologie più promettenti?

R. In Francia e in Finlandia stanno portando avanti i reattori di terza generazione, come l'Epr di Flamanville, che è un'evoluzione dei modelli precedenti. Le tecnologie più sicure sono quelle che, per esempio, prevedono lo spegnimento automatico in caso di surriscaldamento. Poi ci sono quelle pioneristiche studiate da Eni, Enea, etc, con grandi università e centri di ricerca che si affidano al sogno della fusione, quello che accade sul sole.

D. Nel frattempo cosa si può fare?

R. Affidarsi al gas, per esempio. Surreale che i giacimenti italiani, sicuri e a basso costo, non vengano sfruttati. Siamo scesi da una produzione nazionale di 21 miliardi di metri cubi ad appena 4 miliardi. Eppure, produrre un metro cubo di gas in Italia costa meno di un euro, ma preferiamo importarlo e pagare in questi giorni 53 /MWh.

red

MF-DJ NEWS

0708:13 set 2021

(END) Dow Jones Newswires

September 07, 2021 02:15 ET (06:15 GMT)