MILANO (MF-DJ)--Imitare il sole e le altre stelle per generare energia sulla Terra da fonti pulite e pressoché inesauribili. L'obiettivo del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston è a dir poco ambizioso: riuscire a produrre energia dalla fusione di nuclei di idrogeno, controllando il processo tramite campi magnetici potentissimi.

Può tuttavia contare sulla fiducia e sulle risorse di investitori di peso fra cui figura Eni. Il colosso guidato da Claudio Descalzi considera il nucleare una delle più interessanti alternative ai combustibili fossili e dal 2018 partecipa al progetto di reattore a confinamento magnetico portato avanti dal prestigioso centro di ricerca americano. La collaborazione potrebbe presto rinsaldarsi. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, infatti, Eni sta valutando un nuovo investimento di considerevole entità su Commonwealth Fusion Systems, spin-out del Mit. Pur non commentando l'indiscrezione, la società ha ribadito «l'importante ruolo che questo ambito di innovazione riveste nella propria strategia di ricerca e sviluppo». Del resto, la major ha già partecipato a due aumenti di capitale di Cfs e figura fra i soci rilevanti della startup che ha sinora raccolto circa 200 milioni di dollari da investitori del calibro di Temasek, Equinor e del fondo Breakthrough Energy Ventures lanciato da Bill Gates.

Lo sviluppo del reattore sta avanzando rapidamente: il primo prototipo dovrebbe esser pronto già nel 2025, mentre nel 2033 è prevista l'inaugurazione della prima centrale capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica. Per completare la fase sperimentale e impostare quella industriale il progetto potrebbe presto aver bisogno di risorse fresche e di conseguenza il Mit sta sondando la disponibilità degli investitori a partecipare a un nuovo round di finanziamento che, secondo voci non confermate, dovrebbe attestarsi intorno al miliardo. Come detto, Eni sta considerando l'ipotesi di sottoscriverlo per mantenere l'attuale quota nel capitale di Cfs: l'impegno finanziario non sarebbe da poco, probabilmente a tre cifre, ma la tecnologia promette grandi soddisfazioni industriali. La fusione a confinamento magnetico costituirebbe infatti una rivoluzione in campo energetico e assicurerebbe un enorme vantaggio competitivo a chi per primo riuscisse a realizzarla con successo e in sicurezza. Non a caso, sulla tecnologia sono al lavoro anche il consorzio internazionale Iter e la canadese General Fusion, sostenuta dal fondatore di Amazon Jeff Bezos e pronta a costruire un impianto-pilota in Regno Unito.

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(END) Dow Jones Newswires

July 06, 2021 02:22 ET (06:22 GMT)