MILANO (MF-DJ)--La conferma degli accordi di ripartizione dei confini del Mediterraneo tra Libia e Turchia allarma anche Paesi come Cipro, Grecia ed Egitto. Ma soprattutto dà un altro significato alla frase apparentemente improvvida pronunciata dal premier Mario Draghi all'indirizzo di Recep Tayyip Erdogan, definito «un dittattore»: non la reazione allo sgarbo nei confronti della presidente Ue Ursula von der Leyen, bensì un avvertimento rispetto all'evoluzione di un quadro geopolitico che mette in gioco gli interessi italiani. MF Milano Finanza ha chiesto il parere di Raffaele Marchetti, delegato del Rettore all'internazionalizzazione e Docente di Relazioni internazionali all'università Luiss-Guido Carli.

Domanda. Siamo davvero alla rottura tra Italia e Turchia?

Risposta. La relazione tra i due Paesi è complessa, su molti dossier c'è cooperazione, ma su altri c'è competizione. Un dato di fatto è che l'interscambio economico è molto alto, e numerose aziende italiane fanno ottimi affari in Turchia. Sul fronte politico, certo Erdogan non può dimenticare che l'Italia ha sempre sostenuto il desiderio turco di entrare nella Ue. Ma a fronte di queste forti relazioni bilaterali, ora la partita si potrebbe complicare visto il ruolo che la Turchia ha assunto in Libia, altro mercato interessante per entrambi.

D. La Libia sarà terreno di scontro?

R. Finché la situazione resterà instabile, e la sicurezza avrà la priorità, avere impegnato forze militari sul campo dà ai turchi un innegabile vantaggio, anche rispetto a chi ha costruito nel tempo rapporti economici consolidati in Libia. L'arrivo ieri (lunedì, ndr) della delegazione libica ad Ankara ha probabilmente ridimensionato la sensazione che l'Italia, dopo la visita del presidente del Consiglio Draghi a Tripoli, fosse tornata alla ribalta. Non credo però che si arriverà a mettere a rischio gli interessi italiani nel Paese. Certo, dopo gli accordi sui confini del Mediterraneo, potrebbe diventare più difficile assicurarsi altri spazi di crescita, come nuovi contratti in Libia o attività esplorative nelle acque di Cipro, dove Eni è già stata bloccata, proprio dalle mire turche sui giacimenti di gas.

D. I contratti in Turchia? Davvero Erdogan ne farà carta straccia?

R. Al momento non credo. Ma va considerato che l'arma economica è sempre efficace, e Erdogan sa che il mercato turco serve all'Italia più di quanto quello italiano non serva alla Turchia. Ci sono distretti industriali, penso alle ceramiche, che dipendono dalle materie prime importate da quel Paese. D'altro canto, però, non credo che la Turchia rischierebbe di fare a meno dell'Italia, che è la sua più forte alleata in Europa. Occorrerà piuttosto vedere come si comporteranno gli altri Stati europei che potrebbero leggere le momentanee difficoltà delle relazioni Italia-Turchia, come l'occasione per inserirsi con le loro aziende.

red

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1408:02 apr 2021

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April 14, 2021 02:03 ET (06:03 GMT)