Poste, controllata dallo Stato, ha dichiarato il mese scorso che l'approvazione del suo documento di offerta di azioni da parte della Consob, organo di vigilanza del mercato, era stata temporaneamente sospesa, in attesa di decisioni riguardanti i tempi e le condizioni della vendita da parte del Governo.
Chiedendo di non essere nominata, una delle fonti ha detto che non c'era più tempo per effettuare il collocamento nel 2024.
Il Tesoro e Poste hanno entrambi rifiutato di commentare.
Quando gli è stato chiesto di chiarire i piani del Governo, il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha detto il mese scorso che Roma avrebbe sistemato alcune "piccole questioni tecniche" relative alla transazione, senza approfondire.
Nell'ambito della sua azione di vendita di beni statali per contenere il massiccio debito pubblico italiano, il Governo ha approvato quest'anno un decreto che consente al Tesoro di vendere parte della sua partecipazione del 29,3% nel servizio postale.
Roma intende mantenere più del 50% di Poste in mani pubbliche, se si considera anche la quota del 35% detenuta dal finanziatore statale Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
Poste è valutata oltre 17 miliardi di euro (17,98 miliardi di dollari) ai prezzi di mercato attuali, il che significa che la vendita di azioni proposta dovrebbe ridurre il debito dell'Italia di 2,4 miliardi di euro.
Il Governo del Primo Ministro Giorgia Meloni ha ritardato l'offerta per mesi, a seguito della resistenza dei partiti di governo e di opposizione, nonché dei sindacati, al previsto allentamento della presa dello Stato sui servizi pubblici chiave.
Inizialmente lo Stato aveva previsto di ridurre la sua partecipazione fino al 35%.
Di fronte alle critiche dell'opposizione in Parlamento, Meloni si è impegnata a concentrarsi sui risparmiatori nazionali nell'offerta pubblica, escludendo il coinvolgimento di grandi gestori patrimoniali.
Dal novembre dello scorso anno, Roma ha già guadagnato più di 4 miliardi di euro vendendo il 52,5% del finanziatore salvato Monte dei Paschi di Siena (MPS) e una partecipazione del 2,8% nel gruppo energetico Eni.
Nonostante le cessioni di asset, il Tesoro vede il debito pubblico italiano salire a quasi il 138% del prodotto interno lordo nel 2026, dal 134,8% del 2023, prima di diminuire marginalmente dal 2027.
(1 dollaro = 0,9456 euro)