ROMA (MF-DJ)--Mario Draghi ha deciso di scrivere personalmente il nuovo Recovery Plan italiano. Lo scrive Repubblica aggiungendo che lo farà insieme al ministro dell'Economia, Daniele Franco, e a un gruppo ristrettissimo di consiglieri tra i quali il bocconiano Francesco Giavazzi e l'esperto di diritto amministrativo comparato Marco D'Alberti, professore alla Sapienza di Roma.

Due mesi di tempo, perché entro la fine di aprile il piano va presentato alla Commissione di Bruxelles. Poi non potrà più essere cambiato, le ultime erogazioni (in tutto sono circa 209 miliardi per l'Italia) arriveranno -rispettando i tempi e le condizioni fissati dalla Commissione Ue- nel 2026, le prime (il 13 per cento del totale) entro l'estate. Dunque 60 giorni -dopo gli errori commessi dal precedente governo- per disegnare il nuovo modello di sviluppo del Paese spinto da quello che l'Europa ha appunto chiamato Next Generation Eu.

Il fatto che sia lo stesso presidente del Consiglio a riscrivere il piano dà garanzie anche all'Europa, la quale durante la stesura del progetto da parte del Conte 2 aveva ripetutamente lamentato i ritardi nella definizione e l'assenza di un disegno strategico. Perché le risorse che l'Europa ha stanziato, per la prima volta in una logica di condivisione del debito, devono essere spese secondo criteri ben precisi e sotto il controllo costante della Commissione. Bisogna indicare non solo i progetti ma anche le conseguenze economiche sull'intero sistema e sui livelli occupazionali, altrimenti non si riceveranno le tranche successive alla prima. Questo compito di governo del complesso e articolato processo è stato affidato al ministero dell'Economia, come hanno fatto altri Paesi europei a cominciare dalla Francia.

Si consolida così l'asse Draghi-Franco. Il ministro ha già avviato le consultazioni e il monitoraggio necessari ai vari livelli. L'idea di Draghi, con l'alleanza di Franco, è di rilanciare la capacità di elaborazione del Ministero e della Ragioneria, forte proprio della conoscenza che ha di quella struttura amministrativa. Negli ultimi decenni il lavoro della Ragioneria, in particolare, si è dovuto concentrare nelle operazioni di copertura finanziaria. Tappare i buchi, insomma, provocati da alcune scelte della politica: si pensi, da ultimo, allo scontro tra Franco, allora Ragioniere, e il governo gialloverde Conte 1 sulle coperture per Quota 100 per il pensionamento anticipato e il reddito di cittadinanza. Ora si chiede al ministero di modificare l'approccio e passare dalla ricerca delle coperture finanziarie alle proposte di politica economica. Insomma di contribuire a pensare la politica economica di cui il Recovery Plan fa decisamente parte. Svolta molto apprezzata - va da sé - dai dirigenti del ministero coinvolti in questa operazione e che si erano sentiti messi ai margini sia dal precedente ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che - a loro dire - aveva lasciato troppo spazio all'impostazione dell'allora premier Giuseppe Conte, sia dal precedente titolare degli Affari europei, Vincenzo Amendola, nell'interlocuzione fondamentale con la Commissione di Bruxelles.

Accanto alla struttura pubblica Draghi punta a coinvolgere i privati. Lo ha detto nel suo discorso programmatico al Senato. Serviranno partnership con i grandi gruppi, molti dei quali a controllo pubblico (dall'Eni all'Enel, alla Snam) per selezionare i progetti e poi calarli a terra. Per la pubblica amministrazione italiana una sfida senza precedenti.

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March 01, 2021 02:05 ET (07:05 GMT)