ROMA (MF-DJ)--Crescono le frizioni tra la Lega e Giorgia Meloni e mentre il governo tende a minimizzare e a garantire compatezza l'assenza di Matteo Salvini e di alcuni ministri leghisti in Aula in occasione delle comunicazioni della premier in vista del Consiglio Ue non è passata inosservata.

A dividere i leghisti dal resto della maggioranza, in realtà, non sono solo le frizioni legate ai temi di politica internazionale venute fuori dopo che il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo ha frenato sugli aiuti militari a Kiev, ma anche e soprattutto il disappunto manifestato dalla Lega sulla partita delle nomine ai vertici delle partecipate di Stato che hanno determinato uno situazione di stallo. Dopo la riunione di martedì fra i leader (Meloni, Tajani, Salvini, Giorgetti), la scelta è stata quella di aggiornarsi alla settimana prossima. In sostanza si è trattato di un passaggio interlocutorio senza alcuna decisione presa. La Lega vorrebbe la guida di almeno uno dei quattro

maggiori enti: Eni, Enel, Terna, Leonardo. Ma la trattativa è difficile:

Meloni non mette neppure in discussione la riconferma di Claudio Descalzi

alla guida dell'Eni, mentre pensa a uno spostamento di Stefano Donnarumma

da Terna all'Enel, ipotesi poco gradita a Salvini.

C'è poi la questione legata alle dimissioni del consigliere della Consob Paolo Ciocca che potrebbe ricoprire il ruolo di direttore del nuovo ufficio sulle partecipate sotto l'ombrello del Mef. Le tensioni, in questi giorni, hanno riguardato anche la scelta del nuovo supercommissario per l'emergenza siccitá: la Lega si è prima opposta alla creazione di una figura unica, poi ha accettato la proposta di FdI solo in cambio della facoltá di indicarne il nome. Francesco Lollobrigida, capodelegazione di Fratelli d'Italia, ha delineato competenze e durata del commissario e ha invitato proprio Salvini a prendere l'incarico, ma segretario della Lega, che si sarebbe accontentato di proporre un politico (Gava, Morelli) o un tecnico a lui vicini, ora deve capire cosa c'è dietro a questa scelta.

Il timore più grande del Carroccio è che non possa avere un ruolo centrale all'interno della partita sulle nomine perchè sarà la Meloni, ancora una volta a decidere solo sulla base delle indicazioni dei suoi piú fidati collaboratori, il sottosegretario all'Attuazione del programma

Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. Non solo. La premier potrebbe presentarsi al prossimo vertice sulle nomine, martedì prossimo, con un pacchetto di proposte e con un altro diktat: l'indicazione di una donna alla guida di una grande spa pubblica.

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2311:17 mar 2023


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