MILANO (MF-DJ)--"Registriamo una crescente consapevolezza delle imprese quotate italiane per il cambiamento climatico, perlomeno per quanto attiene alla mitigazione delle emissioni di gas serra. Assistiamo altresì al progressivo superamento della mera riduzione del rischio in favore di una revisione strategica dei modelli di business, non solo da parte delle imprese che appartengono ai settori industriali più esposti".

Lo ha dichiarato Stefano Pareglio, professore ordinario e Independent Senior Advisor di Deloitte Italia, presentando i risultati dello studio "La disclosure climatica nelle società quotate italiane. Rapporto sullo stato d'attuazione delle Raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (Tcfd)", predisposto in collaborazione con il dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università di Pavia. L'indagine, si legge in una nota, è stata condotta sulla base di documenti pubblici aventi a oggetto la disclosure climatica di 236 società quotate, 212 delle quali appartenenti agli indici Ftse Mib, Ftse Italia Mid Cap, Ftse Italia Small e Ftse Italia Star.

Giuseppe Ricci, Chief Operating Officer Energy Evolution ha rappresentato Eni nella Task Force. Eni è l'unica tra le società dell'Oil&Gas coinvolta nei lavori di Tcfd fin dalla sua istituzione, e da allora ha continuato a contribuire allo sviluppo delle raccomandazioni in materia di disclosure climatica. "La transizione energetica è una sfida estremamente complessa, che richiede anche una comunicazione completa, trasparente ed efficace. Questo è anche il motivo per cui, per comunicare al meglio i temi climatici in linea con le Raccomandazioni della Tcfd, per il quinto anno consecutivo Eni ha pubblicato un report dedicato al percorso di decarbonizzazione: Eni for - neutralità carbonica al 2050", ha detto Ricci.

Dall'analisi condotta emerge che le società quotate italiane sono sostanzialmente in linea con i trend evidenziati dal rapporto globale "2021 Status Report" della Tcfd. Rispetto agli anni passati, in particolare, si registra un forte aumento nella consapevolezza delle imprese rispetto alla materialità del cambiamento climatico, testimoniata dal crescente interesse a riorientare i modelli di business in direzione della transizione climatica ed energetica e dall'evidente maggiore disponibilità a rendicontare in modo trasparente sia gli impegni assunti che i risultati conseguiti. Dal Rapporto emergono tuttavia una serie di aspetti su cui è necessario agire più velocemente, che vanno dalle ridotte competenze dei consiglieri di amministrazione in materia di cambiamento climatico, all'ancora scarsa diffusione di misure di adattamento e di impegni per la carbon neutrality, fino alla ridotta incidenza del climate change nelle politiche di remunerazione.

In dettaglio, dai risultati dello studio, emerge come la quasi totalità del campione (94%) riconosca ormai nel cambiamento climatico un tema materiale e il 70% integra i rischi e le opportunità derivanti dal cambiamento climatico nei propri processi di gestione del rischio. Risulta altresì che il 29% delle società possiede una politica di remunerazione con obiettivi legati al cambiamento climatico e che il 67% adotta processi atti a migliorare la prestazione della propria catena di fornitura, pur con diversi livelli di maturità. Anche l'azione di sensibilizzazione verso gli stakeholder si sta diffondendo: più della metà (57%) delle società quotate dichiara di svolgere campagne di sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico e della sostenibilità.

Il Rapporto evidenzia, inoltre, numerosi aspetti che richiedono una particolare attenzione. A partire da quello legato alle metriche e ai target: sebbene la quasi totalità delle quotate (93%) rendiconti le emissioni Scope 1 e 2, a rendicontare le emissioni Scope 3 è infatti solo il 42% del campione. Solo il 16% dichiara di aver identificato obiettivi quantitativi di riduzione delle emissioni Ghg connessi agli Science Based Targets e di aver assunto un target di neutralità carbonica; qualora si consideri il solo indice Ftse Mib, tale percentuale più che raddoppia, arrivando a 38%.

Vi sono anche temi aperti che riguardano la governance del cambiamento climatico. Più della metà delle quotate ha costituito un comitato endoconsiliare sulla sostenibilità, ma solo il 32% del totale dichiara che tale comitato ha compiti specifici in materia di cambiamento climatico. Inoltre, solo nel 18% delle aziende quotate vi è la presenza di almeno un consigliere di amministrazione dotato di competenze in materia di sostenibilità in senso lato. A livello strategico si rileva, infine, come il 76% delle quotate non sviluppa analisi di scenario e, considerando le sole società che se ne sono dotate, meno della metà (43%) pubblica dettagliate informazioni metodologiche e quantitative.

cos

francesca.costantini@mfdowjones.it


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September 26, 2022 05:29 ET (09:29 GMT)