ROMA (MF-DJ)--Difendere il territorio, ben sapendo che non è più possibile pensare a una Carige "stand alone", in grado cioè di camminare in futuro da sola in un mondo del credito che si sta riaggregando a grande velocità. Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Genova e vicepresidente del gruppo Erg, guarda al destino di Carige con «la giusta attenzione», invitando a essere pragmatici perchè proprio la difesa a oltranza della bandiera di Genova, senza tenere conto dei cambiamenti in atto, ha creato in passato grandi difficoltà. Ora chiusa la possibilità di una cessione a Ccb, la holding trentina del credito cooperativo, si cerchi una soluzione diversa senza perdere troppo tempo e tenendo conto di tutto quanto sta accadendo nel sistema.

"Seguiamo la vicenda con la giusta attenzione, senza interferire con gli amministratori o proporre soluzioni ai soci", afferma Mondini in un'intervista a Repubblica Genova. "Diciamo però che il passo indietro di Ccb non è stato una grandissima sorpresa. Di dubbi si è sempre sentito parlare. Ora siamo di fronte a una dichiarazione ufficiale. Adesso Carige deve andare avanti e da questo punto di vista, rispetto al passato, siamo di fronte a una chiarezza nella governance. È un segnale importante di cui tenere conto. Ora serve che il Fondo trovi i tempi giusti per definire una nuova alleanza".

Per il futuro "non so quale sia la strada giusta, soprattutto in una fase così articolata come quella che stiamo vivendo con il risiko bancario. È ovvio che mi augurerei per il futuro una banca sempre espressione del territorio di riferimento, ma devo anche essere sincero: l'accordo va cercato tenendo conto di quello che sta accadendo nel sistema". Secondo Mondini, "non dobbiamo ancorarci troppo alle tradizioni, pensare di difendere solo il territorio come se fossimo accerchiati. Quello che conta è trovare una soluzione che valorizzi le capacità dei dipendenti di questa banca e anche il suo valore. E soprattutto consideri anche tutti quei risparmiatori che sono stati sempre vicini alla banca, sottoscrivendo aumenti di capitale che poi sono stati bruciati. C'è gente che si ritrova oggi con un trentesimo del suo capitale investito nel corso degli anni. Ecco, io invito a tenere conto di tutto".

Per difendere un marchio come Carige "ho letto le prese di posizioni di tanti soggetti, ma non saprei dare una ricetta. Ho sentito anche di un polo con Mps e Bari. Le posizioni sono diverse, c'è chi chiede un partner che sia complementare, magari non un colosso. Ma chi mi dice ad esempio che un partner forte non sia invece una garanzia più che un rischio? Insomma, al di là delle varie ricette noi dobbiamo essere concreti. Guardiamo ai fatti. Oggi Carige ha un azionista solido come il Fondo e i suoi conti credo dimostrino come sia stata intrapresa la strada del risanamento. Bisogna proseguire così, lavorando in parallelo per l'individuazione di un partner".

Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, primo azionista di Carige con l'80% del capitale, ha garantito sostegno, ma non si può certo immaginare che possa restare in eterno: "proprio per questo nei prossimi due-tre mesi si dovrebbe cominciare a fare nuove riflessioni. Ora la banca prosegua il suo lavoro. Il Fondo, intanto, studi come arrivare alla partnership migliore", conclude.

pev

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March 23, 2021 03:35 ET (07:35 GMT)