MILANO (MF-DJ)--Nel 2016 il fondo italo-francese 360 Capital ha partecipato al primo round di Exotec. Pochi giorni fa la startup di robotica ha raccolto 335 milioni di dollari diventando il 25° unicorno francese. Fra un aumento di capitale e l'altro la sua valutazione è passata da 5 milioni a 2 miliardi e 360 Capital ha moltiplicato per 50 le risorse impiegate. Casi come questo spiegano perché i grandi investitori abbiano messo nel mirino le startup. Nel 2021 i fondi sovrani hanno investito 18,2 miliardi nel venture capital e conglomerati come Softbank ed Exor stanno aumentando il suo peso in portafoglio. «Da ormai 7-8 anni i migliori venture capital sono molto più performanti di qualsiasi altra asset class, incluso il private equity», rimarca Fausto Boni, presidente di 360 Capital e fondatore di Italian Tech Alliance.

Domanda. Secondo Pitchbook, il venture capital ha avuto un rendimento medio del 65% nel 2021. È un dato che trova riscontro nella sua esperienza?

Risposta. Una premessa: trattandosi di fondi chiusi, i ritorni dell'ultimo anno sono spesso solo sulla carta e quindi poco significativi. Ha più senso guardare alla performance di fondi lanciati da qualche anno e giunti a compimento. Il nostro fondo seed del 2015, per esempio, ha avuto un rendimento medio superiore al 50%, moltiplicando per sei il capitale degli investitori.

D. L'Italia è un mercato attraente da questo punto di vista?

R. Se nel 2021 la Francia ha mosso investimenti per 10 miliardi con diversi round da oltre 100 milioni, il mercato del venture capital in Italia è ancora piccolo e immaturo, con un ampio divario di rendimenti da gestore a gestore. La scarsa disponibilità di capitali locali fa sì che il Paese sia anche percepito come più rischioso dai fondi internazionali.

D. Eppure, calcola il Politecnico, l'anno scorso gli investimenti in startup italiane hanno toccato il record di 1,5 miliardi. Si può accelerare ancora?

R. Si deve accelerare se vogliamo recuperare il ritardo da altri Paesi sull'innovazione e sulla tecnologia e così evitare un declino industriale. Alcune startup italiane si apprestano a chiudere round importanti, quindi ci sono segnali incoraggianti. La somma dei capitali dei fondi domiciliati in Italia è tuttavia ancora insufficiente rispetto all'estero e così diventa più difficile attrarre investimenti dai venture capital internazionali.

D. Perchè?

R. L'aumento della concorrenza nei mercati maturi ha spinto diversi fondi globali a cercare occasioni in geografie meno affollate come l'Italia, è vero. Spesso, però, non è facile muoversi al di fuori del proprio Paese d'origine o dove non si ha esperienza e presenza locale. I grandi venture cercano perciò spesso aiuto dagli attori nazionali per la selezione delle opportunità e la validazione delle idee di investimento. Se quest'ultimi avessero capitali a sufficienza per proporsi come primi sottoscrittori dei round, l'ecosistema italiano potrebbe crescere esponenzialmente in breve tempo.

D. Come mai non è ancora così?

R. Tradizionalmente gli investitori istituzionali italiani sono scettici sul venture capital, considerato rischioso e poco redditizio. Ma ora di fronte ai ritorni generati all'estero non si può più restare indifferenti, specie in un mondo dove tante asset class hanno rendimenti nulli, quando non addirittura negativi. Oggi non avere esposizione al venture capital per un istituzionale è come non avere esposizione al dollaro per un fondo aperto. Diverse compagnie assicurative e fondi pensione si stanno perciò affacciando timidamente al mercato, anche perché l'investimento in startup italiane risponde perfettamente anche alle loro istanze sociali e territoriali.

D. Lo Stato deve avere un ruolo in questo sviluppo?

R. Il presidente Emmanuel Macron aveva posto per la Francia l'obiettivo di raggiungere 25 unicorni entro il 2025. Ci sono arrivati all'inizio del 2022. Parigi ha preso la decisione di sostenere l'ecosistema delle startup già 15 anni fa e l'ha portata avanti nonostante i cambi di governo e di maggioranza. In Italia analoga scelta è stata fatta l'anno scorso, assegnando un ruolo centrale a Cdp, quindi per recuperare dobbiamo correre più veloci. Invece vedo che si sta ancora discutendo su quale parte delle centinaia di miliardi del Pnrr destinare all'innovazione.

D. Quali conseguenze ha la scarsità di risorse per le startup italiane?

R. Un mercato di capitali povero costituisce uno svantaggio competitivo per le startup che operano nei settori di massa come fintech ed e-commerce senza soluzioni difendibili. La concorrente francese, inglese o tedesca raccoglie nei round 10 volte di più di una startup italiana e quindi può utilizzare la leva finanziaria per metterla fuori mercato. Meglio quindi avere un'idea distintiva a livello globale e non limitarsi a replicare progetti sperimentati con successo altrove.

D. Su quali startup punta allora 360 Capital?

R. Ci stiamo focalizzando sul deep tech, tecnologie di frontiera nate in laboratorio e che ancora devono trovare una conferma industriale. Per esempio, un radar ad alta definizione per indiviudare oggetti in movimento. Il rischio è alto perché bisogna che gli studi si traducano in un prototipo e perché questi progetti hanno di solito una scala minima importante che richiede di investire in impianti costosi. Una volta realizzato il prototipo e ottenuto il brevetto, però, l'idea non è solo più difficile da copiare ma può essere anche protetta dalla concorrenza.

D. In ambito deep tech state guardando anche startup al lavoro sulla transizione energetica e, più in generale, sulla sostenibilità?

R. Assolutamente sì e l'Italia può fare la differenza nel campo della ricerca su energie alternative, materiali, componenti software o hardware in grado di ridurre le emissioni. Con il corporate venture capital di A2A abbiamo creato un fondo specializzato sulla transizione energetica che ha già concluso diversi investimenti. L'iniziativa sta andando molto bene e sta suscitando l'interesse di altri attori, pronti a fornire capitali a fini di sviluppo o rendimento. Siamo perciò pronti ad aprire ad altri investitori, industriali e finanziari.

fch


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January 24, 2022 02:24 ET (07:24 GMT)