MILANO (MF-DJ)--Nell'ambito della campagna Per Salvare l'Italia promossa

da MF-Milano Finanza e da tutti i media di Class Editori proponiamo

l'intervento di Giorgio Metta, direttore scientifico Istituto Italiano Tecnologia.

L'Italia spende circa 23 miliardi per la ricerca, circa 1,4% del pil, cioè meno della metà della Francia, il Paese forse più vicino al nostro per dimensione e struttura industriale. La scienza e la tecnologia generano ricchezza, diventano un volano di idee, un circolo virtuoso di innovazione continua. Per quanto l'output pro-capite dei ricercatori italiani sia piuttosto buono, la domanda fondamentale è come incoraggiare la ricerca pubblica e, quella delle aziende in egual maniera, da una parte a fare meglio e dall'altra a investire di più direttamente in ricerca e sviluppo.La prima obiezione che si potrebbe sollevare è che la ricerca ha, tutto sommato, già un ruolo molto rilevante nel Pnrr. Dobbiamo però notare che il Pnrr, per quanto quantitativamente impressionante, è un piano con caratteriste di transitorietà. Potrebbe dare le mosse ad una ripartenza, ma senza un intervento strutturale, compatibile con i tempi della ricerca, esso stesso è con alta probabilità di difficile gestione futura. Il Piano crea oggi una bolla espansiva che dopo il 1° gennaio 2027, finiti i progetti, richiede comunque un ridimensionamento o rifinanziamento. Tre anni, la durata media dei progetti, sono al più sufficienti per progetti mirati e infrastrutturali ma non per ripagarci dell'investimento. Ricordo, peraltro, che il Pnrr è in larga misura una forma di finanziamento sul debito.

Per essere chiari, possiamo realizzare infrastrutture digitali, calcolo ad alte prestazioni, laboratori di scienza dei materiali, di robotica e possiamo formare tanti futuri ricercatori, ma non aspettiamoci di vedere i risultati della ricerca pronti per essere trasferiti all'innovazione, al mercato.

L'incremento dei risultati nell'innovazione è una mera questione economica: per fare meglio dobbiamo avere a disposizione talenti, per aumentare l'output dobbiamo far crescere il numero degli addetti in ricerca e sviluppo. Accanto a questi elementi legati al capitale umano, dobbiamo poi certamente dotarci di un'infrastruttura di primaria qualità e aggiornarla continuamente.

Il nodo del trasferimento tecnologico, fermo restando che può giovarsi di strutture e istituti dedicati, come per esempio l'Istituto italiano di tecnologia, richiede prima di tutto, a livello nazionale, maggiore qualità e volume dei risultati. E anche in questo caso dobbiamo assicurarci persone che lo sappiano fare bene.

Un primo elemento da considerare è quindi quello del talento. Una metodologia utilizzabile, in parte già provata con il cosiddetto «ritorno dei cervelli», è quella della riduzione delle tasse e, mutatis mutandis, del cuneo fiscale nel suo insieme. Il cuneo fiscale costa per ogni punto percentuale di riduzione di circa 30 miliardi di euro sul bilancio dello Stato.

La scommessa che dovremmo giocare è però diversa. Si riduce il cuneo fiscale per azioni con probabilità elevata di incremento del pil (e il gettito fiscale). Un'applicazione mirata, con una serie di interventi focalizzati sia per area territoriale, sia per categorie di personale, renderebbe attrattiva una parte del Paese ove si applicherebbero le riduzioni e favorirebbero l'innovazione che col tempo giusto restituirebbe allo Stato quanto speso grazie a un incremento della competitività e del prodotto interno.

Un'offerta di questo tipo ci allineerebbe agli standard salariali (netti) che la competizione mondiale per le professionalità tecniche ha reso di difficilissimo reperimento. Per esempio, la carenza di competenze del mondo Ict dell'ultimo periodo ci vede in estrema difficoltà, nessuno escluso, anche per chi come l'Itt contribuisce a costruire direttamente le professionalità delle discipline ad alto valore aggiunto. Formiamo talenti che spesso non rimangono nel nostro Paese.

La riduzione del cuneo fiscale dovrebbe inoltre avere un impatto sui costi delle aziende che fanno innovazione. Anche in questo caso abbiamo alcuni esempi del recente passato che possiamo utilizzare come modello. Gli incentivi per le aziende relativi alla cosiddetta impresa (o industria) 4.0, hanno avuto un effetto di svecchiamento del parco macchine della manifattura italiana. Abbiamo oggi certamente impianti più efficienti e nell'hardware molto più pronti che in passato per essere completamente connessi. Ci manca ancora una buona dose di intelligenza artificiale e di connettività, ma questa ancora una volta si può realizzare proprio grazie al Pnrr. Oltre a confermare quindi gli sgravi per gli investimenti in ricerca e sviluppo, la riduzione del cuneo dovrebbe intervenire più nello specifico sul costo azienda dei talenti impiegati nel dominio dell'innovazione.

Da scienziato, non posso rifuggire dall'esperimento. La proposta completa deve quindi essere valutata con un test reale. Si dovrebbe quindi realizzare un'azione pilota, identificando un'area industriale adeguata, un territorio con le caratteristiche «giuste», nel quale insistono già formazione, talenti, qualità, dinamicità delle aziende e focalizzazione su alcune tematiche industriali. Robotica e intelligenza artificiale, per esempio. Un esperimento completo. Se questo funziona, nel 2027, abbiamo la strada tracciata per il post Pnrr.

Se mettiamo in fila e colleghiamo opportunamente questi elementi, emerge un disegno complessivo funzionale all'innovazione. Attraiamo il talento e allo stesso tempo incoraggiamo le aziende a investire. Riduciamo il costo per le aziende e aumentiamo i salari effettivi per chi vuole lavorare nei territori che diventerebbero delle «aree dell'innovazione speciali».

Senza dimenticare che aziende sane e profittevoli possono essere ottime occasioni d'investimento. Finanza e robotica sono un binomio vincente. Basti pensare alla moltitudine di settori nel quale è presente: da quello industriale a quello medico senza dimenticare la domotica e l'aerospazio.Non è un caso che a livello globale sempre più investitori scelgano di scommettere in questa direzione, alimentando un mercato che secondo le ultime stime nel 2025 varrà 274 miliardi di dollari.

red

MF-DJ NEWS

0208:02 set 2022


(END) Dow Jones Newswires

September 02, 2022 02:04 ET (06:04 GMT)