Nel 2023, nonostante gli scioperi, un onere straordinario da 1,7 miliardi di dollari sul suo piano pensionistico, perdite in aumento nelle sue gamme elettriche e la guerra dei prezzi scatenata da Tesla, il fatturato consolidato di Ford è cresciuto dell'11% e la generazione di cassa è notevolmente migliorata rispetto al 2022.
Il free cash-flow di Ford raggiunge così i 7 miliardi di dollari, mentre era a zero l'anno precedente. La direzione prevede un 2024 all'insegna della continuità: anche se espresso solo a mezza voce, è chiaro che intende ridimensionare le sue ambizioni nel settore dell'elettrico; in questo segmento, la sua perdita operativa ha raggiunto i 4,7 miliardi di dollari nel 2023.
Nel quarto trimestre, per ogni veicolo elettrico venduto, Ford ha perso quindi 47.000 dollari. Il modello è ormai insostenibile e richiede una riforma. Il costruttore ha pertanto annunciato la riduzione della produzione dell’F-150 Lightning — la versione elettrica del suo bestseller — e il rinvio dei progetti di costruzione di una fabbrica di batterie.
Analogamente, vi è un ripiegamento sul fronte degli investimenti nei mercati internazionali, in particolare in Cina, dove competere con i produttori locali è diventato una missione impossibile. In questo, Ford segue la tendenza già intrapresa da altri costruttori, tra cui Stellantis.
Tra i costruttori occidentali, solo i tedeschi sembrano al momento rimanere fermi nella loro determinazione di conquistare quote di mercato in Cina, probabilmente perché considerano di avere un posizionamento diverso, su un segmento quasi di lusso.
Va notato che l'aumento dei tassi d'interesse non ha influenzato l'attività commerciale di Ford — le vendite di nuovi veicoli dipendono ovviamente dalle facilità di credito — né la sua capacità di accedere ai mercati dei capitali e rifinanziare il suo debito.
A questo proposito, il costruttore americano presenta un debito netto di circa 100 miliardi di dollari. Siamo ben lontani dal bilancio-fortezza di Stellantis, vero e proprio UFO nel panorama dei concorrenti, che invece dispone di quasi 25 miliardi di dollari di liquidità netta, il che non gli impedisce di essere comunque valutato con un netto sconto rispetto a Ford.
Si veda a tal proposito la nostra analisi del 6 settembre scorso, Stellantis: perché un simile disinteresse degli investitori?
Questo commento sui risultati è soprattutto l'occasione per apprezzare l'ampio movimento di razionalizzazione in atto nell'industria automobilistica, che ricorda quello osservato nel settore delle energie rinnovabili. Spinta a sposare la causa dell'elettrico a tutti i costi, oggi emerge da questo sogno con una non trascurabile sbornia e la volontà di adottare un approccio più equilibrato.