MILANO (MF-DJ)--Il Veneto saprà tener testa alle turbolenze della guerra in Ucraina, all'inflazione da materie prime e al rallentamento della crescita sfruttando la forza del suo modello industriale «non fordista, basato sui distretti industriali diffusi, in cui l'80% delle imprese ha meno di 15 dipendenti». Così il governatore della Regione, Luca Zaia, ha aperto i lavori della rassegna Motore Italia in Veneto di Class Editori, tracciando la rotta su come il territorio si sta approcciando all'attuale, complessa fase economica.

"Non dobbiamo perdere di vista la lezione della pandemia", gli ha fatto eco il professor Paolo Costa, rettore emerito dell'università Ca' Foscari di Venezia, già ministro dei Lavori Pubblici durante il primo governo Prodi, «e cioè che le due filiere su cui si basa l'economia della Regione, l'agro-manifatturiero e il turistico, hanno avuto in tempo di Covid due comportamenti opposti: resiliente la prima, in forte difficoltà la seconda». Nonostante ciò, ad accomunare i due settori c'è il fatto, ha ricordato l'accademico, «che entrambi sono veicoli esportativi: in tempo di pandemia, così come in tempo di guerra, la Regione ha una base di export iper-competitiva». Ovviamente questo potenziale va sprigionato, e per Costa quello che serve è un «motore urbano: manca un nodo metropolitano importante che funga da centro finanziario e dei servizi terziari avanzati, collegando il Veneto al resto del mondo». E poi serve a tutti i costi valorizzare "un nodo fisico per il commercio, e quindi un porto» internazionale.

Urbanizzazione ma non solo. Secondo Riccardo Donadon, fondatore e ceo della piattaforma di innovazione digitale H-Farm, la priorità è «creare un ecosistema che attragga e mantenga i talenti in Regione». Da qui è nata l'esperienza di H-Farm, «un'infrastruttura che aiuta i giovani a fare innovazione e business digitale, con un campus che fa incontrare le loro idee innovative con le esigenze delle aziende». Una sorta di modello Silicon Valley nel Nord-Est d'Italia. Secondo Donadon anche il metaverso è un'occasione: «per le nuove generazioni che entrano nel mondo del lavoro la concezione del luogo fisico è diversa, così come ha già dimostrato la pandemia».

E per finire, nel futuro del Veneto non può non esserci la transizione ecologica, per la quale «il modello che stiamo implementando è quello delle comunità energetiche», ha sottolineato Francesco De Bettin, presidente della holding indipendente di consulenza e project management Dba Group. Alla base del progetto «c'è la transizione ecologica, a sua volta figlia di quella digitale e di quella energetica», ha precisato il manager. Uno degli elementi chiave per il business del futuro sarà legato «a idrogeno e rinnovabili utili alla transizione, quindi sole, vento, biomasse». Il Veneto è ricco di questi elementi, e pertanto vanno valorizzate, per l'appunto, le comunità energetiche: «quelle in cui i produttori di energia si associano ai consumatori», magari mettendo pannelli solari sui tetti delle case, «per incentivare l'autoconsumo da fonti rinnovabili». E con gli avanzi di questo autoconsumo, ha concluso De Bettin, «si può produrre l'idrogeno, così da stimolare l'industria delle batterie e anche il trasporto pubblico locale».

red

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2509:06 mag 2022


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May 25, 2022 03:07 ET (07:07 GMT)