"L'Euro Digitale : serve e serve subito. Serve per scatenare enormi opportunità, ma serve, soprattutto, perché senza di esso difficilmente potremo difendere la nostra sovranità monetaria, quindi anche quella economica e quella politica. Rischieremmo anche di indebolire significativamente il ruolo geopolitico dell'Europa. La Cina è pronta, a breve lo saranno anche gli Usa. Chi resta indietro è perduto, nel senso letterale del termine".

Inizia così questa conversazione con Corrado Passera, fondatore e CEO di Illimity Bank, che vuole con noi spiegare ad analizzare la rivoluzione che è in corso. Rivoluzione spesso sottovalutata e, forse, nemmeno compresa sino in fondo. Il discorso è maledettamente affascinante, ma non per questo meno complesso. Quel che è certo però è che si tratta di materia delicatissima e dalle imponenti conseguenze sul futuro delle economie e delle istituzioni, quindi, in ultima analisi, dell'essenza stessa della democrazia.

"Per cogliere però le implicazioni collegate alla creazione dell'Euro Digitale occorre districarsi nel complicato mondo crypto - dice Passera - un mondo di grande innovazione che condizionerà i tempi a venire in modi ancora non tutti definiti, ma già oggi di grandissime dimensioni. Stiamo parlando di valori per trilioni di dollari e di centinaia di milioni di utenti. Questo mondo crescerà perché interpreta un tendenza sempre più forte verso la disintermediazione nei confronti delle Autorità e degli schemi di business consolidati nel tempo. È poco trattato però il tema di chi finirà per trarne valore, poiché spesso si passa non solo da vecchie a nuove intermediazioni, ma anche a concentrazioni di potere decisamente più temibili".

Fin qui siamo alla più o meno diffusa consapevolezza del cambiamento, che però deve andare di pari passi con la conoscenza dei pericoli (gravissimi).

"E' un mondo dove non esiste ancora una tassonomia consolidata, dove la regolazione arranca e non riesce a stare dietro alle continue innovazioni. Spesso poi vengono messe in circolazione informazioni strumentalmente non corrette. La sensazione di confusione che il lettore medio riceve da articoli, blogs, trolls che inondano vecchi e nuovi media su questi temi deriva anche dal fatto che spesso si sovrappongono argomentazioni che riguardano tre diverse componenti del mondo crypto, componenti tra loro certamente collegate, ma che rappresentano aspetti assai diversi e che proprio per questo vanno valutati separatamente in termini di policy".

Insomma c'è non poca confusione. Ecco perché qui cerchiamo di fare due cose con l'aiuto di Corrado Passera: capire meglio di cosa stiamo parlando e poi valutarne le conseguenze. Sul primo punto abbiamo bisogno di approfondire tre diversi capitoli, tutti essenziali per il nostro discorso. Sono così riassumibili:

  • o Crypto platforms, cioè le piattaforme digitali di scambio basate su tecnologie blockchain e DLT

  • o Crypto assets, in quanto oggetti di investimento

  • o Crypto currencies, le valute digitali

Cominciamo dal primo punto. "Le crypto platforms, cioè le piattaforme digitali di scambio di nuova generazione (basate su tecnologie blockchain e DLT's ), sono nate con il mondo crypto, ma attraverso il meccanismo di tokenizzazione (i NFT's, i Non Fungible Tocken) possono diventare piattaforme in grado di scambiare praticamente qualsiasi tipologia di asset (da beni immobili, a crediti, a opere d'arte, a contratti di qualsiasi genere). Rappresentano un'opportunità straordinaria perché mettono a disposizione degli utenti funzionalità non disponibili sugli attuali sistemi di trading elettronici (come smart contract, programmabilità degli asset, ecc.). Le applicazioni che possono essere sviluppate su queste piattaforme sono sostanzialmente infinite. Molti settori, e tra questi quello bancario, saranno profondamente condizionati e si apriranno inedite aree di sviluppo e spazi per nuovi servizi. Queste piattaforme, a fronte di indubbie qualità, sono ad oggi, molto energivore e ancora piuttosto complicate nel loro utilizzo (tokens, wallets, exchanges, ecc.) e, spesso, molto onerose in termini di costi di transizione per l'utilizzatore. Il più serio punto di attenzione è però un altro. C'è infatti un enorme rischio sistemico legato al fatto che queste piattaforme possono realizzare scambi in forma, di fatto, anonima. Si sa da quale nodo parte uno scambio e a quale nodo arriva, ma nel caso di piattaforme del tutto aperte, è certamente possibile celare l'identità di chi sta dietro al nodo di partenza e a quello di arrivo. Non sfugge a nessuno l'interesse che la criminalità può avere per meccanismi di scambio e di trasferimento che evitino i controlli di Anti Money Laundering, per non parlare delle implicazioni fiscali".

Ecco una prima conclusione: stiamo parlando di strumenti molto innovativi e potenzialmente molto utili - soprattutto se diventeranno meno energivori - ma dobbiamo assicurare che anche tali nuovi strumenti garantiscano il rispetto delle regole e non diventino regali insensati alla criminalità.

Passiamo al secondo punto, sempre ascoltando Corrado Passera: "Di crypto assets, cioè gli attivi digitali di investimento (usati talvolta anche come mezzi di scambio e di pagamento) ne esistono migliaia e ne nascono ogni giorno (Bitcoin è solo uno di questi). Incontrano sicuramente il favore di un largo pubblico anche per la promessa di facili guadagni. In varie parti del mondo si è considerata la possibilità di metterli fuori legge e, a questo proposito, sono necessari dei precisi distinguo. Primo: non sono certamente i primi asset virtuali in circolazione, basti pensare a molti derivati, futures o ETF, ecc. In quanto tali, non c'è probabilmente ragione di limitarne la circolazione, quanto meno nel mondo degli operatori professionali. Un investitore adeguatamente informato deve essere libero di investire i suoi soldi in attivi di sua scelta, fossero pure conchiglie o bulbi di tulipano. Però, ed è il secondo aspetto, occorre segnalare alcuni oggettivi rischi che questa categoria di assets porta con sé, soprattutto poiché molti di questi assets - basti pensare a talune ICO's (Initial Coin Offering) - si sono dimostrate delle vere e proprie truffe, come ammettono anche i più appassionati fautori del mondo crypto. Dunque gli investitori retail devono essere resi consapevoli del fatto che si tratta di assets virtuali (non convertibili cioè automaticamente in valute legali), estremamente volatili e certamente manipolabili (la cui proprietà spesso è concentrata in poche mani). In buona sostanza gli investitori retail devono essere messi in guardia anche dagli intermediari dal rischio di considerare questi assets come vere e proprie valute utilizzabili come mezzi di pagamento o comunque automaticamente liquidabili. Non danno infatti nessuna delle garanzie tipiche delle valute a corso legale: prima tra tutte la loro accettazione garantita".

C'è poi un aspetto che potrebbe apparire secondario, ma che secondario non è: il cosiddetto mining di Bitcoin è scandalosamente energivoro - si parla di consumi di elettricità pari a quelli di grandi paesi - e promuovere tecniche di questo genere in una fase storica come l'attuale nella quale viene richiesta a tutti maggiore responsabilità per ridurre lo spreco di energia, appare quanto meno irresponsabile.

Giungiamo però al terzo pilastro della riflessione di Corrado Passera: "Le crypto currencies come strumento di pagamento (Digital Money). In questa categoria rientrano sia le Stable Coins che le CBDC-Central Bank Digital Currencies. In questa ultima categoria troviamo ovviamente, l'Euro Digitale.

Le Stable Coins, le cosiddette Convertible Crypto's cioè crypto assets che vengono presentate come convertibili in monete a corso legale, rappresentano la componente del mondo crypto più rischioso dal punto di vista della legalità e della sovranità monetaria degli Stati. Anche se dicono di essere convertibili in dollari o altre valute legali, è ampiamente dimostrato che, in realtà, le stable coins non garantiscono la convertibilità in valute legali in quanto le riserve detenute a garanzia della loro convertibilità sono ridottissime rispetto alle masse di stable coins emesse. Inoltre non offrono alcuna tutela giuridica: davvero qualcuno pensa di poter gestire frodi e dispute su questo tipo di asset negli attuali tribunali ? Questo tema riguarda non solo le Stable Coins ma tutte le Crypto Assets. Ma non è finita. Se fossero riconosciute come convertibili in monete legali, gli emittenti di stable coins diventerebbero di fatto delle crypto banks in un contesto di vero e proprio free banking. Si creerebbe cioè, una nuova categoria di banche in grado di produrre base monetaria, ma fuori da qualsiasi controllo delle banche centrali. Ciò farebbe perdere alle autorità il controllo della base monetaria e quindi, potenzialmente, dell'intera economia. Esiste un Paese serio al mondo che affiderebbe a operatori privati, o addirittura a degli algoritmi, la propria politica monetaria, la gestione dei tassi d'interesse e di cambio, la cura dell'inflazione, il valore del risparmio? E ancora: i pagamenti effettuati con le stable coins sono tutt'altro che a buon mercato per gli utenti, anzi in molti casi, sono molto più onerosi rispetto ai pagamenti effettuati sugli attuali sistemi tra intermediari vigilati. Infine oggi le Stable Coins si qualificano "ideologicamente" come campioni della DEFI (Decentralized Finance) e si vogliono costruire un'aura di democrazia in alternativa alle "cattive" autorità monetarie. Esiste, invece, il grande rischio che diventino strumento di ulteriori concentrazioni di potere. Potrebbero infatti diventare le Company Coins delle Big Tech (es. Diem di FaceBook ) le quali aumenterebbero a dismisura il potere già enorme che oggi queste aziende hanno nei confronti dei loro utenti. Certamente molti mega operatori che già sanno tutto di noi ( dove siamo, cosa compriamo, cosa pensiamo, ecc.) sarebbero felici di conoscere anche il contenuto del nostro portafoglio e poterne addirittura determinare il valore. Nel metaverso sicuramente si darà per scontato l'uso di monete virtuali. E' necessario intervenire prima che le stable coins diventino too big to stop."

Ma in questa categoria delle digital currencies troviamo anche l'Euro Digitale

"Nella categoria delle digital currencies rientrano naturalmente le CBDC's - Central Bank Digital Currencies, come l'Euro Digitale. Sono le attuali monete a corso legale con una caratteristica in più, quella di poter "viaggiare" anche su reti digitali di nuova generazione (Blockchain e DLT) gestite dalle Autorità Monetarie. E qui sta la differenza rispetto alle stable coins: le CBDC's sono strumenti capaci di tenere il passo della modernità garantendo al contempo un quadro di legalità che altrimenti rischiamo di perdere per sempre. Avrebbero sostanzialmente solo vantaggi , poiché 1) permetterebbero di godere di tutte le più innovative funzionalità delle piattaforme digitali di scambio (es. smart contracts), 2) aprirebbero enormi spazi di innovazione nel mondo dei servizi finanziari e bancari (dal credito al wealth management alle stesse operations degli intermediari finanziari), 3) garantirebbero tutte le tutele giuridiche delle monete a corso legale e 4) garantirebbero il rispetto delle regole dell'Anti Money Laundering in quanto tutti i nodi sarebbero parte di una rete controllata dalle Autorità e condivisa con gli intermediari regolamentati. Le autorità preposte potrebbero sempre sapere da chi partono le transazioni e a chi arrivano e verrebbe evitato il rischio di introdurre sistemi di transazioni anonime al servizio delle attività illegali".

Insomma il pensiero di Corrado Passera è chiaro: ci sono solo vantaggi nell'aggiornare al massimo livello possibile il funzionamento del sistema finanziario istituzionale, quello sotto il controllo delle autorità monetarie. C'è però ancora un passo avanti da compiere, che riguarda strettamente la consapevolezza del decisore politico in materia. La parte finale della nostra conversazione è dunque tutta da leggere in chiave di rapporti tra le grandi potenze del pianeta e nella battaglia a difesa della democrazia.

"L'Euro Digitale non sarebbe solo un acceleratore di innovazione e uno strumento indispensabile per difendere la nostra sovranità monetaria, ma avrebbe anche forti e positive implicazioni geopolitiche. Le CBDC's, infatti, diventeranno anche strumento di concorrenza e confronto tra le grandi potenze che, attraverso le loro valute digitali, cercheranno di allargare le loro sfere di influenza nel mondo. Non a caso la Cina lavora al Renmimbi Digitale almeno da 5 anni e lo presenterà fra pochi mesi alle Olimpiadi Invernali. Il primato della Cina, che sta già consolidandosi in molti settori dell'economia , potrebbe ricevere un ulteriore boost e la sua presa su molti paesi già ad essa legati aumenterebbe ulteriormente. Gli Stati Uniti seguiranno certamente a breve e potrebbero avvalersi della forza di talune Big Tech americane e delle enormi nuove infrastrutture digitali che si stanno costruendo nel loro Paese. L'Euro non deve rimanere indietro e deve accelerare se non vuole perdere peso nella scena globale e se vuole rimanere tra le principali valute mondiali utilizzate per transazioni e riserve. Se l'Euro rimanesse l'unica grande valuta non digitale sarebbe a rischio il suo valore e il ruolo della stessa Unione Europea"

I detrattori dell'Euro Digitale paventano il rischio di disintermediazione delle banche commerciali e una concentrazione di potere informativo eccessivo nelle mani della BCE.

" Il rischio di disintermediazione delle banche commerciali che taluni sollevano (spesso strumentalmente) quando si parla di Euro Digitale è del tutto gestibile perché è escluso che la banca centrale voglia mettersi a gestire in proprio i rapporti con consumatori e imprese diventando una specie di Grande Fratello della finanza. La BCE continuerebbe a regolare l'emissione dell'Euro - per via fisica, per via bancaria e per via digitale - e a garantire il rispetto delle regole da parte degli intermediari. I rapporti con consumatori e imprese rimarrebbero in capo agli intermediari che continuerebbero a farsi concorrenza sul mercato sviluppando le migliori applicazioni anche grazie alle nuove piattaforme digitali di scambio (a loro volta gestite da operatori vigilati). Comunque procedano le cose, la digitalizzazione/tokenizzazione delle piattaforme di scambio, degli assets e delle valute richiamano alle loro responsabilità le autorità antitrust e della privacy. L'esplosiva crescita dei dati e delle informazioni personali a disposizione di entità private e pubbliche richiedono estrema attenzione alle concentrazioni di potere che fino ad oggi è stata talvolta insufficiente a difendere utenti e cittadini. A fronte di questa oggettiva difficoltà, la potenza di lobbying degli operatori coinvolti o interessati al mondo crypto è semplicemente impressionante e non va per nulla sottovalutata."

Sembra che tutto si muova con grande velocità. "Il fattore tempo può essere cruciale: lasciare crescere troppo e disordinatamente le stable coin e lasciare troppo vantaggio al renminbi e al dollaro digitale, potrebbe costare molto caro ai cittadini e alle imprese europee, oltre che all'Europa nel suo insieme. L'Euro Digitale ha a che fare con la nostra libertà: forse ne è il sinonimo più appropriato e dobbiamo agire adesso. Domani rischia di essere tardi".

Direi che Corrado Passera parla forte e chiaro. Possiamo fermarci qui (per ora).

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illimity Bank S.p.A. published this content on 11 January 2022 and is solely responsible for the information contained therein. Distributed by Public, unedited and unaltered, on 12 January 2022 13:45:05 UTC.