Il fatturato è stabile rispetto all'esercizio precedente, mentre l'utile operativo è aumentato del 27%. Questa crescita segue la riduzione della struttura dei costi da quando Imperial ha annunciato di voler rallentare nella categoria NGP - i "Next Generation Products", come il vaping e il tabacco da masticare o da riscaldare - per concentrarsi sui combustibili.

Tuttavia, non abbandona completamente le sue ambizioni in questo settore, benché questo segmento rimanga marginale nel suo portafoglio di attività. Nel Regno Unito, ad esempio, Imperial controlla il 41% delle quote di mercato sui combustibili, ma solo il 9% su quello dei NGP.

Il gruppo realizza i due terzi del suo utile operativo in Europa occidentale e negli Stati Uniti. I volumi venduti in questi mercati sono in costante calo, ma il gruppo rimane una formidabile macchina da soldi, in grado di generare £3 miliardi di free cash flow lo scorso anno.

Calo terminale o meno, nell'ultima decade, gli aumenti di prezzo e l'acquisizione di alcune attività di Lorillard hanno permesso a Imperial di far crescere il suo fatturato da £14,6 a £17 miliardi, l'utile operativo da £2,8 a £3,2 miliardi e l'utile cash da £2 a £3 miliardi.

È da dieci anni che viene data per spacciata, ed è da dieci anni che batte i pronostici: al pari di British American Tobacco, Philip Morris o JTI, Imperial mostra una resilienza sorprendente. La performance può stupire. Cosa accadrà nel prossimo decennio?

L'attuale capitalizzazione di mercato rappresenta un multiplo di 5,5 volte l'utile cash - per un gruppo che offre un rendimento sul capitale proprio del 60%. Il valore d'impresa, che include il debito netto, è di 9-10 volte il suddetto utile di cassa.

Il prezzo delle azioni è tornato a quello di quindici anni fa, mentre nel frattempo gli utili e i dividendi sono triplicati. Il gruppo intende mantenere questi ultimi - attualmente ampiamente coperti dai cash-flow - e accelerare gli acquisti di azioni proprie.