ROMA (MF-DJ)--Un'attesa lunga 210 giorni. Tanto richiede mediamente la consegna di un lotto di semiconduttori nel settembre del 2022. Stando a un'analisi di Bain & Company, i tempi di spedizione dei chip sono triplicati negli ultimi due anni, passando da 10 a 30 settimane, circa sette mesi. Le ragioni, spiega MF, sono note: la digitalizzazione indotta dalla pandemia ha portato a un eccesso di domanda rispetto alla capacità produttiva delle fonderie. Complici eventi climatici estremi e la carenza di altri materiali, la crisi si è avvitata, complicando i piani industriali di molte aziende. Specie nel settore auto.

Quest'ultimo potrebbe esser vicino alla fine del tunnel, prevede Bain, che stima un ritorno a un regolare approvvigionamento fra la fine del 2022 e l'inizio del 2023. Altri comparti, fra cui pc e gaming, potrebbero invece dover attendere sino al 2024 - se non oltre - per ritrovare l'equilibrio fra domanda e offerta. "Nonostante i recenti investimenti e i segnali di miglioramento, il periodo di ripresa dovrebbe essere turbolento e dipendere da diversi fattori esogeni, tra cui: la contrazione della domanda di chip, la carenza di apparecchiature specialistiche di produzione e le tensioni geopolitiche", sottolinea Mauro Colopi, partner Bain & Co. "A causa di queste limitazioni, incoraggiamo le aziende tecnologiche a rafforzare la valutazione dei rischi lungo la supply chain e la pianificazione di azioni mitiganti già dalle prime fasi dello sviluppo del prodotto".

La disfida commerciale fra Cina e Stati Uniti si gioca infatti anche sul terreno dei semiconduttori. Pechino ha stanziato negli ultimi cinque anni 1400 miliardi di dollari per sostenere la propria industria tecnologica e con Taiwan controlla gran parte della capacità produttiva di questi componenti di base della digitalizzazione. Resisi conto dell'enorme vulnerabilità delle loro aziende, di recente Unione europea e Stati Uniti hanno destinato rispettivamente 43 e 52 miliardi di incentivi allo sviluppo di una propria filiera dei chip. L'impegno di Bruxelles ha già dato alcuni frutti, come dimostra la decisione di Intel di investire in Europa 80 miliardi, 4,5 dei quali dovrebbero servire alla costruzione di un impianto di assemblaggio e confezionamento di semiconduttori a Vigasio, in provincia di Verona. Somme che impallidiscono dinanzi al piano da 451 miliardi approvato dal governo della Corea del Sud a sostegno della manifattura nazionale di chip.

Nel tentativo di diversificare le fonti di approvvigionamento dalla Cina (e da Taiwan), nel frattempo, i grandi produttori di chip stanno installando nuove fonderie in altri Paesi asiatici. L'americana Global Foundries spenderà oltre 4 miliardi per ampliare il suo impianto di Singapore, Tsmc ne investirà 8,6 in Giappone, mentre la nipponica Rohm Semiconductor ha aperto un nuovo centro in India.

red

fine

MF-DJ NEWS

2709:31 set 2022


(END) Dow Jones Newswires

September 27, 2022 03:32 ET (07:32 GMT)