ROMA (MF-DJ)--La crisi dei chip è finita. A sostenerlo è la Consumer Technology Association che riunisce le principali aziende di elettronica americane (Apple, Amazon, Dell) e organizza l'annuale fiera tecnologica Ces. Secondo il responsabile della ricerca della Cta, Steve Koenig, "l'enorme domanda di semiconduttori dell'era pandemica sta diminuendo".

Da un lato la fine dei lockdown sanitari ha ridotto la richiesta di pc, videocamere e altri dispositivi per il lavoro da remoto. Dall'altro l'inflazione e i timori di recessione stanno spingendo i consumatori a ridurre gli acquisti di beni voluttuari. Di pari passo con la discesa della domanda, l'offerta è aumentata grazie ai piano di investimento messi in campo negli ultimi due anni dai maggiori produttori di chip come Tsmc, Intel e Stm.

Di conseguenza, scrive MF-Milano Finanza, dopo aver toccato a settembre 2022 una media di sette mesi, i tempi di consegna stanno calando, consentendo alle aziende di elettronica di organizzare il fabbisogno di chip e il rilascio di nuovi prodotti. A giudicare da questi ordinativi, anzi, il rischio nei prossimi mesi è che le fabbriche di semiconduttori incontrino problemi di sovracapacità produttiva. "Passeremo da una carenza di chip a un possibile eccesso di offerta", ha avvertito Koenig della Cta.

Un timore condiviso dalla borsa: da inizio anno gli etf che replicano l'indice dei gruppi dei chip quotati ha perso oltre il 30%. Il mercato teme che gli investimenti avviati e programmati nell'era pandemica non siano adeguatamente remunerati dalle commesse di clienti come Apple, Dell, Amazon e Google.

Il colosso taiwanese dei semiconduttori Tsmc ha così ridotto del 10% la spesa in conto capitale nel 2022 e potrebbe tagliare anche la somma prevista per il 2023. L'americana Intel sembra poi tentennare sull'attuazione del piano da 80 miliardi annunciato a marzo 2022 per espandere la capacità produttiva in Europa. Nel progetto del gigante californiano rientra anche la costruzione di un centro per l'imballaggio e l'assemblaggio di chip in Italia che dovrebbe mobilitare circa 4,5 miliardi di investimenti e la creazione di 5000 posti di lavoro. L'operazione pare finita nel limbo, ma il governo Meloni conta di potersi confrontare al più presto con i vertici di Intel per rilanciare un'iniziativa strategica per il Paese e per l'Europa.

La crisi pandemica ha infatti dimostrato la debolezza della catena di approvvigionamento dei semiconduttori, concentrata nelle mani di poche imprese, molte delle quali con sede al di fuori dell'Ue. L'industria dell'auto ne ha sofferto più delle altre e, al contrario dell'elettronica, è ancora lontana dall'uscita dal tunnel. La maggior parte dei costruttori e dei produttori di chip prevede che per l'auto la carenza proseguirà nei prossimi mesi, sebbene con intensità attenuata rispetto al triennio pandemico.

Con l'avvento dell'elettrico, infatti, la domanda di semiconduttori delle case è cambiata, passando dalla gamma meno avanzata alle soluzioni più sofisticate. L'auto dovrà confrontarsi per le forniture con aziende di altri settori e, come ultima arrivata, potrebbe risultare penalizzata nei tempi e nella quantità delle consegne.

Secondo Carlos Tavares, perciò, i costruttori soffriranno della carenza di chip almeno per tutto il 2023. Nella tarda serata di oggi il ceo di Stellantis interverrà proprio dinanzi alla platea del Ces di Las Vegas per illustrare le iniziative nell'ambito dell'elettrificazione e della digitalizzazione dell'auto, cui il gruppo nato dalla fusione fra Fca e Psa ha destinato 30 miliardi di investimenti entro il 2030. Per l'occasione il manager portoghese presenterà per la prima volta a livello mondiale il Ram 1500 Revolution Battery Electric Vehicle (Bev) Concept e il Peugeot Inception Concept.

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