Per quanto riguarda il primo aspetto, si veda Intel: novità nel mondo dei chip, pubblicato su queste stesse colonne. Per quanto riguarda il secondo, si noti che il progettista e produttore americano di chip ha realizzato nel 2024 un fatturato di 53 miliardi di dollari, inferiore ai 55 miliardi di dieci anni fa.
Il suo utile operativo è precipitato lo scorso anno, con una perdita di quasi 4 miliardi di dollari, mentre tra il 2018 e il 2022 oscillava tra i 22 e i 24 miliardi di dollari: un crollo davvero brutale. Inoltre, mentre il margine lordo di Intel si dimezzava, i suoi budget per la ricerca e lo sviluppo subivano un'inflazione permanente, fino a raggiungere i 16 miliardi di dollari lo scorso anno.
Il confronto con TSMC, che nel 2024 ha realizzato un fatturato di 88 miliardi di dollari, tre volte superiore a quello di dieci anni fa, e un utile operativo di 40 miliardi di dollari con un budget di ricerca e sviluppo tre volte inferiore a quello del gruppo americano, è inevitabile.
Grazie alle sue dimensioni e al suo vantaggio tecnologico, l'azienda taiwanese è in grado di autofinanziare gli investimenti nelle sue capacità produttive, che lo scorso anno hanno raggiunto i 33 miliardi di dollari. Intel è invece largamente superata, con 24 miliardi di investimenti e cash-flow fortemente negativi da tre anni. Le speranze di recuperare terreno sembrano quindi compromesse.
Nel ciclo decennale 2015-2024, il bilancio dell'azienda americana è passato da una posizione di cassa netta a un debito netto di 28 miliardi di dollari. Cinque anni fa, tale importo non avrebbe destato alcuna preoccupazione, considerando un utile operativo di 22 miliardi di dollari. Ma oggi la situazione è molto più critica, perché a questo indebitamento si aggiungeva nel 2024 una perdita operativa di 4 miliardi di dollari, a cui si aggiungevano 4 miliardi di spese di ristrutturazione e 4 miliardi di svalutazioni di attività.
Con il senno di poi, i massicci riacquisti di azioni durante tutto il ciclo appaiono decisamente poco saggi. Di fronte a una concorrenza aggressiva, i 50 miliardi di dollari utilizzati per riacquistare titoli – a livelli di valutazione molto superiori a quelli attuali – avrebbero dovuto essere impiegati per difendere la competitività del gruppo piuttosto che per soddisfare l’appetito degli azionisti.
Tuttavia, non tutto è perduto: il nuovo amministratore delegato, il modesto e pragmatico Lip-Bu Tan, gode di un'ottima reputazione nel settore. Intel mantiene inoltre un accesso facilitato ai mercati dei capitali grazie al sostegno del governo federale americano.