MILANO (MF-DJ)--Dall'integrazione tra Ambroveneto e Cariplo alla fusione tra Banca Intesa e il Sanpaolo di Torino. Corrado Passera, banchiere di lungo corso e fondatore di Illimity, ha vissuto le ultime stagioni di consolidamento del sistema bancario, ma quella oggi alle porte sarà diversa. Non solo perché la pressione regolamentare è cresciuta e la concorrenza dei nuovi intermediari non bancari si è fatta molto più intensa, ma soprattutto perché a dettare l'agenda sarà un fattore che in passato era assai meno rilevante: il cambiamento tecnologico.

Domanda. Passera, che portata hanno le trasformazioni che la pandemia ha imposto al sistema bancario?

Risposta. La portata del cambiamento derivante dalle nuove tecnologie è molto più ampia di quanto comunemente si pensi. Certamente i canali distributivi sono sempre più diretti, le procedure sempre più automatizzate, le piattaforme sempre più aperte. Ma non c'è soltanto questo. Pensiamo, per esempio, agli effetti che i processi decisionali sempre più aumentati, gli asset programmabili e gli smart contract potrebbero avere non solo sull'operatività, ma anche sui business model delle banche. In questo contesto per gli intermediari sarà cruciale disporre di sistemi informativi capaci di introdurre molto velocemente innovazione continua. Attenzione però: questo cambiamento non è solo una minaccia, ma anche un'opportunità per le banche esistenti. Oggi, per esempio, potrà succedere che la tecnologia sostituisca, in certi casi, la scala.

D. Per le banche tradizionali ci sono però anche molti rischi legati al cambiamento.

R. Certamente. Se oggi una banca non sa rispondere alle nuove esigenze della clientela, esce dal mercato. In più c'è un problema di velocità di decisione e di controllo dei costi che investe i modelli di funzionamento a monte e premierà chi saprà specializzarsi. Intendiamoci: le nuove tecnologie sono accessibili a gran parte degli intermediari, prescindendo dalla dimensione. È chiaro però che per diventare banche di nuovo paradigma serve il coraggio di ridisegnarsi e di attrarre nuovi talenti e diverse competenze. Non a caso, il 60% degli illimiters non viene da altre banche.

D. Nella sua carriera ha preso parte a importanti operazioni di consolidamento. Quale deal le ha lasciato il ricordo più vivido?

R. Senza dubbio, le due operazioni alle quali mi sento particolarmente legato sono state la prima e l'ultima: la combinazione tra Ambroveneto e Cariplo e quella tra Intesa e San Paolo. In mezzo ce ne sono state molte altre anche appassionanti, ma la prima e l'ultima sono indimenticabili. Mettere insieme Ambroveneto e Cariplo ha aperto la prima grande fase di consolidamento del sistema bancario italiano. All'epoca Ambroveneto era ancora una realtà relativamente piccola, ma questo non le impedì di impegnarsi in una fusione di grande respiro grazie al ruolo fondamentale giocato da Giovanni Bazoli e da Giuseppe Guzzetti. Quella tra Banca Intesa e il San Paolo di Torino ha unito due eccellenze italiane e ha dato vita a una delle più belle banche d'Europa: protagonisti in questo caso Giovanni Bazoli ed Enrico Salza, oltre ad Alfonso Iozzo.

D. Che elementi di differenza coglie tra quelle integrazioni e quelle di oggi?

R. In quegli anni il consolidamento era l'unico meccanismo per rafforzare velocemente le banche anche perché la tecnologia, comune a tutti, giocava un ruolo secondario e il settore bancario aveva confini ancora ben definiti. Oggi questi confini sono caduti e le banche sono costantemente esposte alla concorrenza di operatori di tlc, retailer, big tech e fintech e molti altri. Il contesto è cambiato in funzione della regolazione e delle nuove tecnologie. Come dicevamo prima, la tecnologia può essere un'alleata preziosa e offre gli strumenti per fare un salto di efficienza e di qualità prima inimmaginabile.

D. Che evoluzione si immagina per il sistema bancario italiano?

R. Molto di quello che succederà nel risiko bancario italiano dipenderà da cosa deciderà di fare Unicredit, un gruppo con grandi sfide e grandi opportunità davanti a sé. La domanda è: quanto investirà in Italia? Lo vedremo. Faccio poi una seconda considerazione. Si dice sempre che in Italia ci sono solo due grandi gruppi bancari. Non dimentichiamoci però che operano a livello nazionale e con successo alcuni tra i principali gruppi bancari internazionali come Bnp o Deutsche Bank e, in particolare, come Crédit Agricole che ha recentemente dimostrato di voler continuare a crescere in Italia. Naturalmente ci sono ancora spazi di combinazione per le banche italiane medio-grandi ancora indipendenti. Prima dell'operazione Intesa Sanpaolo-Ubi forse si sarebbe potuto addirittura pensare a due potenziali poli di aggregazione in grado di raggiungere dimensioni significative. Ora direi che si può pensare ad uno, ma molto dipenderà dalla visione e dalla generosità dei principali azionisti e capi azienda.

fch

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June 14, 2021 02:09 ET (06:09 GMT)