MILANO (MF-DJ)--Che la Banca Centrale Europea fosse destinata a tornare ad alzare i tassi di interesse per la prima volta dopo 11 anni, il mercato dei mutui sembrava saperlo già da qualche mese. L'Irs, indice di riferimento che guida i contratti a tasso fisso, è cresciuto da un valore medio dello 0,6% a gennaio al 2,19% del 9 giugno, il livello più alto da giugno 2014. Per quanto riguarda invece i mutui a tasso variabile, l'indice Euribor a tre mesi è ancora negativo (-0,33%) ma in aumento dal -0,55% del 31 gennaio scorso, e i futures da tempo stimano che a giugno 2023 sarà superiore all'1,5%.

"Non ci sono stati grossi scossoni, le parole di Lagarde hanno confermato delle attese e un sentiment che c'erano già tra gli operatori", spiega a Mf-Milano Finanza David Scala, responsabile mutui di Intesa Sanpaolo.

Gli ultimi dati di Banca d'Italia, relativi ad aprile, spiega Milano Finanza, ne danno la conferma: già due mesi fa i tassi sui prestiti alle famiglie comprensivi delle spese accessorie (Taeg) erano al 2,15%, il valore più elevato da giugno 2019. E queste cifre secondo molti esperti del settore sono destinate ad aumentare, anzi a subire un'accelerazione. Chi accenderà nei prossimi mesi un mutuo a tasso fisso vedrà interessi vicini al 3%, mentre per chi ne ha già stipulato uno a tasso variabile gli aumenti inizieranno a vedersi già dalla scadenza di luglio. Considerando un incremento medio di circa un punto percentuale, l'importo medio dei mutui erogati dalle banche (151.515 euro ad aprile-maggio secondo l'ultimo Osservatorio di Mutuionline.it, visionato in anteprima da Mf-Milano Finanza) e il totale dei finanziamenti dello scorso anno (448mila secondo i dati statistici notarili), si stima che il pagamento delle rate toglierà alle tasche dei risparmiatori italiani quasi 680 milioni di euro complessivi.

red/lab

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1309:11 giu 2022


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