ROMA (MF-DJ)--Nell'ambito della campagna Per Salvare l'Italia promossa

da MF-Milano Finanza e da tutti i media di Class Editori proponiamo l'intervista di Roberto Sommnella a Fabrizio Testa, a.d. di Borsa Spa.

Quando si incontra il capo di un listino finanziario importante si è propensi a credere che egli pensi solo ai numeri. E invece, oltre alla evidente esperienza nel settore, si scopre una persona simpatica, disponibile alla chiacchierata che spazi dall'amore per la Vespa a quello per le amicizie. Può darsi che nel caso di Fabrizio Testa, ad di Borsa Spa, conti essere nato in un piccolo centro della provincia italiana (Cuneo, dove Totò vantava di aver fatto ben tre anni di militare, mentre lui il carabiniere lo ha fatto per davvero) ed essere cresciuto poi nella più grande piazza finanziaria che c'è dopo Wall Street, la City di Londra, dove il manager ha lavorato tanti anni. Forse conta solo l'indole. Oppure sono entrambi i fattori. Comunque sia, quando si parla con lui di risparmio e della necessità di rilanciarlo, insieme e a Piazza Affari, Testa ritorna italiano e soprattutto, ottimista. Ne è riprova questa lunga intervista a Milano Finanza, dove affronta tutti i temi lanciati da questo giornale nella campagna «Per salvare l'Italia» grazie al tesoro dei suoi abitanti. La Borsa, afferma convinto, crescerà.

Domanda. La ricchezza delle famiglie italiane si attesta a circa 11 mila miliardi di euro. Cosa si può fare di questo tesoro per sviluppare la Borsa e rilanciare l'Italia come promuove la campagna MF-Milano Finanza?

Risposta. In Italia abbiamo un tessuto imprenditoriale eccellente, un risparmio privato importante, un'infrastruttura di mercato efficiente, parte di Euronext, il principale gruppo borsistico europeo. A questo oggi si aggiunge una consapevolezza unanime della necessità di rafforzare la competitività dei nostri mercati finanziari, come emerso dai lavori della task force coordinata dal Mef. Non esiste una ricetta miracolosa, ma la necessità di misure ben evidenziate dagli interventi che mi hanno preceduto su questo giornale.

D. Che misure in concreto?

R. Alcune misure, come la semplificazione delle regole di accesso ai mercati, si stanno già facendo. Su altre, più legate a fattori culturali, stiamo lavorando da tempo con Elite e ora con i programmi pre-ipo di Euronext. Borsa Italiana è impegnata anche sul fronte dell'educazione finanziaria che ha un ruolo fondamentale per gli investitori privati. Come lei solleva giustamente, è necessario uno sforzo coordinato al fine di convogliare parte delle loro risorse verso investimenti a supporto dell'economia del Paese attraverso prodotti esistenti o nuovi che sostengano l'imprenditoria.

D. A Piazza Affari però continuano i delisting. Quasi 50 mld di euro da inizio anno sono scomparsi, alcuni per altri lidi, altri per scelte aziendali.

R. I delisting sono un fenomeno ciclico, fisiologico sui mercati e fanno parte della vita di una società quotata. Non è una tendenza solo italiana e non per questo è un fenomeno da sottovalutare. Ogni delisting è una storia a sé e risponde a esigenze dell'emittente da valutare caso per caso. L'importante è che il mercato rimanga attrattivo per nuove quotazioni. Ne abbiamo avute 20 da inizio anno in Italia su Borsa Italiana e 57 su tutti i mercati di Euronext, con una pipeline che continua a essere interessante. È un ottimo risultato, considerando il momento. Per quanto riguarda aspetti più strutturali dei mercati italiani è in atto la semplificazione delle regole di quotazione, approvate nell'ultimo cda di Borsa Italiana e in attesa del via libera dall'autorità di vigilanza. Continuiamo a lavorare a programmi di educazione attraverso Elite, che quest'anno compie dieci anni, e a iniziative più recenti come Euronext Tech Leaders.

D. Si è creato con Euronext un primo concreto progetto di mercato unico dei capitali, ma leggi e fiscalità - si pensi ad Amsterdam - creano una sorta di concorrenza sleale all'interno della super Borsa. Ci sono rimedi?

R. Parliamo di leggi e fiscalità dei Paesi membri dell'Unione Europea, non delle singole Borse. Euronext adotta una strategia basata sull'integrazione all'interno del gruppo, che, attraverso il single order book, ha creato il più grande pool di liquidità europeo: 2.000 emittenti e una capitalizzazione complessiva di circa 5.800 miliardi di euro a giugno 2022. È la spina dorsale della Capital Markets Union, che vede la progressiva adozione di regole comuni nell'ambito del mercato dei capitali europeo. Tanto più si procederà sulla strada dell'integrazione e dell'armonizzazione delle regole a livello europeo, in ambito societario e fiscale, tanto maggiori saranno i vantaggi per la competitività dei Paesi nel loro insieme.

D. Il libro verde del Mef, come ricordato su queste pagine, propone semplificazione degli iter e tempi più brevi per le quotazioni. Può bastare questa strategia?

R. La task force coordinata dal Mef ha raggiunto un consenso unanime sulla necessità di intervenire sulla semplificazione delle regole. Un fatto senza precedenti e un'opportunità di cui tutti i soggetti coinvolti sono consapevoli e che ha portato a primi, importanti risultati sul fronte della semplificazione da parte di Consob e di Borsa Italiana. A ciò dovrà seguire un intervento coraggioso e di sistema su tutti i temi che frenano lo sviluppo dei mercati pubblici dei capitali e che sono stati individuati nel Libro Verde.

D. Basteranno tali misure?

R. L'auspicio è che possa essere l'avvio di una vera e propria riforma del mercato azionario italiano, a beneficio del sistema Paese e delle sue eccellenze imprenditoriali e industriali per cui il mercato dei capitali è uno strumento imprescindibile per finanziare crescita, innovazione e sostenibilità. Dobbiamo, insieme agli altri stakeholders pubblici e privati, convogliare investimenti verso iniziative imprenditoriali domestiche in modo da supportare il loro avvicinamento alla Borsa, anche guardando alle esperienze di altri Paesi europei che hanno saputo promuovere cornerstone investors domestici per le pmi.

D. Ancora oggi il 75% del risparmio italiano investe in prodotti esteri, cosa si può fare per far rientrare in patria questo tesoro?

R. Come dicevo è fondamentale convogliare parte di questo risparmio sulle aziende italiane, in particolare rafforzando la presenza di investitori istituzionali domestici che investono sull'Italia. La leva fiscale può sicuramente aiutare a raggiungere questo obiettivo, ma non è l'unico strumento. Come hanno fatto altri Paesi europei, dobbiamo favorire la nascita di più fondi specializzati alimentati da risorse pubbliche e private che supportino le Pmi nell'avvicinamento alla Borsa. Questo vale sia per le emissioni azionarie che obbligazionarie.

D. Il risparmio italiano potrebbe essere utile anche per strumenti immobiliari dove collocare il grande patrimonio edilizio locale, per poi essere sottoscritto e ridurre il debito pubblico. Cosa pensa di questa proposta contenuta nel Manifesto Tagliadebito di Milano Finanza e sostenuta dal ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina ?

R. È un'ottima proposta che consentirebbe di valorizzare un asset fondamentale del nostro Paese, attraverso il recupero, lo sviluppo, l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare e che, oltretutto, potrebbe innescare un circolo virtuoso di crescita sostenibile nei territori interessati. Ancora una volta guardare a come altri Paesi hanno saputo valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico è molto utile per evitare errori e accelerare i tempi di implementazione.

D. Il 56% degli 11.000 miliardi di ricchezza italiana è in attivi non finanziari, in grossa parte beni immobili residenziali. Il 44% (circa 5.000 mld) sono investimenti sui mercati: 43% delle famiglie detengono certificati di deposito/buoni postali, 25% titoli di stato italiani, 24% fondi d'investimento, 14% wealth management, 13% prodotti assicurativi, 12% azioni quotate italiane, 8% securities estere, 8% obbligazioni di banche italiane, 7% Pir. Infine solo il 24% di quanto investito in fondi d'investimento è oggi canalizzato su prodotti puramente azionari. Dunque le famiglie italiane non amano la Borsa: è una situazione irreversibile?

R. Ci sono ragioni storiche note e che non si modificano rapidamente. Tuttavia, osservo un progressivo cambiamento, soprattutto nelle generazioni di investitori più giovani. Per questo è fondamentale investire in educazione finanziaria perché gli investitori privati possano compiere scelte informate e consapevoli.

D. Con la nascita di Euronext si pensava che Milano potesse avere un ruolo ancora più importante, sarà così?

R. È già così. Milano, l'Italia sono oggi al centro della principale infrastruttura di mercato europea. Euronext ha attivato un piano di investimenti senza precedenti nel nostro Paese. Il 25% del trading azionario europeo avviene oggi nel Core Data Centre di Bergamo. Nel 2023 migreremo i mercati di Borsa Italiana sulla piattaforma Optiq e stiamo sviluppando a livello europeo Euronext Clearing, la ex Cc&g. Abbiamo inoltre formalizzato l'insourcing dell'infrastruttura dei mercati Mts a supporto del ruolo leader dell'Italia per i mercati Fixed Income.

D. E l'Italia, con il riacquisto della Borsa finalmente ne avrà un beneficio?

R. L'Italia sta già godendo dei benefici di essere una componente importante del gruppo Euronext. Con la migrazione su Optiq, entreremo a far parte del più grande pool di liquidità europeo con vantaggi per emittenti e investitori. Proprio quest'anno Mts e Euronext Securities hanno acquistato la componente tecnologica delle attività di capital markets da Nexi, assicurando al nostro Paese il presidio della tecnologia.

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September 03, 2022 03:04 ET (07:04 GMT)