JUVENTUS FOOTBALL CLUB S.P.A. 18 maggio 2021
L'abbiamo vinta 13 volte, a comporre una storia che parte dal 1938 e arriva fino ad oggi. In prossimità della finale tra Juventus e Atalanta, andiamo a riscoprire alcuni dei motivi per i quali la Coppa Italia è una competizione alla quale teniamo particolarmente.
Tutta la squadra a fare festa mentre si alza la Coppa. Può cambiare il capitano, non la felicità che si prova nel sapere che si porterà un altro trofeo allo Juventus Museum, a fare compagnia a tanti altri.
1960, 1995 e le 4 di fila dal 2015 al 2018: in ben 6 circostanze la Coppa Italia si è accompagnata a quella dello scudetto. Una bella coppia a sottolineare un evidente periodo di supremazia totale.
Alla conquista della decima Coppa Italia ci teneva particolarmente Umberto Agnelli, il Presidente che consegnò a Boniperti quella del 1960, la quarta. Un obiettivo raggiunto nel 2015 e che ancora nessun altro ha centrato.
Già, la Decima. Firmata Alessandro Matri, che chiude con un gol che vale tantissimo la sua esperienza in bianconero. Non male un finale nella finale...
Come Matri, Morata si alza dalla panchina e va a segno nei tempi supplementari, cambiando solo avversario: il Milan lui, la Lazio Alessandro. Due esempi perfetti di cosa significhi cogliere l'attimo quando ce n'è bisogno.
C'è una lunga tradizione di difensori che vanno in gol in finale. Da Bonucci e Dani Alves nel 2017 a Benatia, Porrini, Brio, Cervato: exploit che hanno lasciato un segno.
Ci sono due finali contro le milanesi nelle quali la Signora ha calato il poker. Nel 1959 a San Siro la vittima è l'Inter. Nel 2018, il nostro ultimo trionfo è all'Olimpico e i 4 assi vengono presentati al Milan.
Per tutti coloro che - ragionevolmente - pensano a Dino Zoff come un monumento dell'imperturbabilità , può essere una sorpresa vederne la commozione per la Coppa del 1990. Conquistata contro il Milan campione del mondo e dedicata da tutta la squadra a un amico che ci ha lasciato in quell'anno: Gaetano Scirea.
La finale ruba l'occhio, ma anche le partite che la precedono contengono segni non trascurabili. Massimo esempio: Michel Platini. Il suo primo gol in bianconero avviene in Coppa Italia e c'è già tutto lui in quella meraviglia in Juventus-Pescara.
Finale del 1983: la Juve supera il Verona con le reti di Paolo Rossi e Michel Platini. In una gara vanno in gol il Pallone d'oro in carica e quello che gli succederà , per poi vincerne altri due.
Vi ricordate il 1995? Juve-Parma era ovunque. In campionato: scudetto a noi. In Coppa Uefa: finale a loro. Infine, la Coppa Italia, con successo doppio, al Delle Alpi e al Tardini.
Non c'è mai un verdetto scontato in una finale. Prendete il 1979: Juve contro Palermo, squadra militante in Serie B. Rosanero avanti, bianconeri in 10 per l'infortunio di Bettega e gol di Brio e Causio a rovesciare il risultato.
Quella con l'Atalanta di mercoledì sera sarà la diciassettesima volta che ci incontriamo in Coppa Italia. Tra gli appuntamenti più curiosi quello del 1960: dopo 6 rigori a testa, per regolamento dellì'epoca calciati da un solo giocatore per parte e tutti realizzati, ha la meglio la Signora con il lancio della monetina.
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