R:La moda è costume, è cultura, quindi non c'è dubbio che cambierà, ma cambierà evolvendo, non con un terremoto, e quindi non ce ne accorgeremo. L'online può aprire delle nuove opportunità di business, ma una sola strategia non va bene per tutti. Potrebbe cambiare il modo in cui un nuovo brand si può approcciare al settore. Mentre in passato l'unico modo per entrare nel fashion era spingere sulla distribuzione multibrand, oggi le label posso emergere online, come fenomeno digitale. Credo molto nei gruppi, vedo il vantaggio che dà farne parte. Essere in un gruppo permette di gestire meglio il pool dei talenti, i quali a loro volta sono attratti dalla possibilità di crescere lateralmente, verticalmente, dal brand al gruppo e dal gruppo al brand. Poi, il digitale è servito, ma sono serviti molto di più gli investimenti cross-channel, cioè la possibilità di fare delle cose digitali anche nei negozi, come le vendite o i pagamenti a distanza.

D:Siete stati i primi a togliervi dalle sfilate fisiche e i primi anche a tornare. Le fashion week sopravviveranno?

R:Ci saranno, le fashion week ci saranno sempre, anche con più agilità per i brand nell'entrare e nell'uscire, ma essere nella fashion week ha un valore perché è un happening, è un momento per i brand, grandi e piccoli, per la città, per i clienti. Però non ci dev'essere l'ossessione di fare le cose per inerzia. C'è un qualcosa che le varie camere cercano di preservare anche per far sì che la creatività, anche nascente, possa esprimersi. La pandemia ha dato modo a certi piccoli brand di avere molto risalto dato che non essendoci le sfilate tutti abbiamo puntato sul digital e questo stimolo creativo può e deve rimanere.

lde

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1109:06 nov 2021

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November 11, 2021 03:08 ET (08:08 GMT)