MILANO (awp/ats/akr) - Chi prenderà il posto di Alessandro Michele da Gucci ora che, con la conferma del suo addio dalla griffe fiorentina, ufficializzato ieri sera, ogni dubbio è sciolto? La domanda tormenta gli addetti ai lavori, dopo che la notizia, rimbalzata online e anticipata martedì da Wwd, ha provocato un terremoto nel mondo della moda.

Lo stilista, che in oltre sette anni ha rivoluzionato il marchio ammiraglio del gruppo francese Kering, lascia il ruolo di direttore creativo. Un cambio di passo che, stando a voci riprese dall'agenzia Adnkronos, sarebbe stato motivato dall'insoddisfazione di François-Henri Pinault, proprietario del colosso francese intenzionato a ridare lustro al marchio, dopo aver chiesto a Michele di avviare un cambiamento radicale di design. Un'indicazione che tuttavia non sarebbe stata rispettata dallo stilista.

Il brand ha continuato in questi mesi a brillare di luce propria, inanellando un successo dietro l'altro, spinto dall'immaginario - - da taluni definito eclettico e senza eguali - di Michele, che ha aiutato Gucci a raggiungere anno dopo anno clienti sempre più giovani e un pubblico diversificato, oltre a incrementare il proprio business. Basti pensare che dal 2018 in poi Gucci ha registrato una crescita superiore al 35% per cinque trimestri consecutivi, spingendo il presidente e Ceo della società Marco Bizzarri a fissare un obiettivo di fatturato di 10 miliardi di euro, durante la giornata degli investitori a Firenze nel giugno dello stesso anno.

Michele ha presentato la sua prima collezione nel 2015, prendendo il posto di Frida Giannini, della quale per anni era stato il braccio destro, reinventando, in una manciata di stagioni, l'estetica del marchio. È stata definita completamente nuova, flamboyant, genderfluid, androgina e stravagante: ha in tal modo rovesciato l'immaginario che finora ad allora aveva caratterizzato la griffe fiorentina, piuttosto classica e sofisticata.