ROMA (MF-DJ)--La guerra per le Generali è combattuta con durezza, spregiudicatezza e con il ricorso alle architetture finanziare più disparate. Dove dopo il primo socio grazie ai titoli in prestito (Mediobanca) e l'ex socio che ha già venduto ma voterà comunque all'assemblea di aprile prossimo confermando in anticipo la fiducia all'amministratore delegato (De Agostini), ecco che si affaccia lo scalatore-pattista con l'impegno di vendita dopo l'assemblea.

Lo scrive La Stampa aggiungendo che secondo quanto ricostruito da fonti di mercato, una parte degli acquisti più recenti effettuati dalle società del gruppo Caltagirone pari all'1,3% del capitale di Generali Ass. sono legati a una serie di contratti di tipo «collar». E fin qui nulla di strano: si tratta di derivati composti da una opzione di acquisto (put) e una opzione di vendita (call) molto utilizzati perché consentono di proteggere l'investitore dalle eccessive oscillazioni dei prezzi, fissando un limite tanto al guadagno quanto alle perdite. L'anomalia principale, spiegano le stesse fonti, sta nel fatto che mentre le opzioni put (di acquisto) sono di tipo americano ovvero esercitabili sempre, le opzioni di vendita sono di tipo europeo e dunque esercitabili solo alla scadenza, nel giugno 2022. Altra circostanza singolare: le opzioni di vendita hanno prezzi di esercizio piuttosto bassi, tutti inferiori al prezzo attuale del titolo, che ieri ha chiuso a 18,5 euro. I due terzi circa delle opzioni montate dalle società del gruppo Caltagirone hanno un prezzo d'esercizio uguale o inferiore ai 18 euro.

Le operazioni ricostruite sono relative agli acquisti fatti da società del gruppo Caltagirone tra il 31 agosto e il 3 dicembre scorso, pari al 1,8% circa del capitale delle Generali. I titoli oggetto dei contratti put e call sono pari come detto all'1,3% del capitale complessivo del gruppo assicurativo. L'intermediario è certamente un operatore italiano, si spiega, mentre le controparti delle operazioni sono ignote. «L'effetto di questo tipo di contratti è assimilabile al prestito titoli», spiega un analista finanziario a conoscenza del dossier. «Nel senso che il contraente incassa i dividendi e mantiene il diritto di voto». La differenza sostanziale «sta nel fatto che in questo caso l'acquisto dei titoli viene effettuato, e solo dopo viene "montata" l'operazione». Si tratta comunque, «di normali operazioni di copertura dei rischi», anche se l'effetto non pare compatibile con la logica di un investitore di lungo periodo. Operazioni di questo tipo non sono nuove per Caltagirone, che comunque in questa partita ha finora sempre aumentato la sua quota.

Al gruppo Caltagirone, tramite 13 diverse società, fa capo il 7,56% del capitale delle Generali. Le azioni sono tutte vincolate ad un patto parasociale con la Delfin di Leonardo Del Vecchio (6,14%) e la Fondazione Crt (1,47%) che raccoglie complessivamente il 15,17% del capitale del Leone di Trieste. Il patto, che ha durata fino all'assemblea, è finalizzato al ricambio dei vertici delle Generali.

pev

(END) Dow Jones Newswires

December 09, 2021 02:20 ET (07:20 GMT)