Gli acquirenti che visitano Hainan, nota per i suoi sfarzosi hotel sul mare e le spiagge sabbiose, hanno speso 30,94 miliardi di yuan (4,11 miliardi di euro) in prodotti duty-free nel 2024, secondo i dati doganali rilasciati giovedì, in calo rispetto ai 43,76 miliardi del 2023.
Il loro numero è sceso del 15,9% a 5,683 milioni, secondo i dati, rispetto ai 6,756 milioni del 2023.
"Il deprezzamento delle valute straniere, come lo yen giapponese, unito a politiche di viaggio interessanti come l'ingresso senza visto in Malesia, ha portato molti consumatori cinesi a cercare prezzi più bassi all'estero", ha detto Kenneth Chow, consulente di Oliver Wyman.
Anche se la spesa al dettaglio a Hainan non è cruciale per l'economia cinese, il suo declino è un colpo per i marchi di lusso stranieri.
Essi avevano puntato su un boom post-pandemia che avrebbe triplicato le vendite duty-free tra il 2019 e il 2023, grazie soprattutto all'aumento nel 2020 dei limiti di acquisto nei 12 centri commerciali duty-free di Hainan.
Anche i principali marchi di bellezza del mondo, come L'Oréal ed Estee Lauder, sono presenti a Hainan, dove i prodotti di bellezza rappresenteranno oltre il 40% delle vendite duty-free nel 2023.
"Il calo della fiducia dei consumatori ha influenzato in modo significativo la disponibilità dei clienti cinesi a spendere in articoli di lusso e discrezionali", ha aggiunto Kenneth Chow.
"Questo è particolarmente vero per i prodotti di bellezza di prestigio, che hanno registrato un calo considerevole", ritiene il consulente.
Alla Borsa di Parigi, il gigante del lusso Kering era in calo del 2,9% alle 09:40 GMT circa, tra i maggiori ribassisti del CAC 40 (-0,6%). LVMH era in calo dell'1,4%, Hermès dell'1,08% e L'Oréal dello 0,11%.
Il calo delle vendite a Hainan l'anno scorso è di cattivo auspicio per i piani di trasformare l'intera isola, grande quanto il Belgio, in una zona commerciale duty-free entro il 2025.
Questa espansione consentirebbe ai marchi di gestire i propri negozi duty-free, anziché affidarsi a partnership con operatori nazionali come China Duty Free Group.
L'obiettivo è anche quello di attirare i consumatori cinesi lontano dai centri duty-free stranieri concorrenti, come Giappone, Singapore e Corea del Sud, contribuendo a stimolare i consumi nel sud della Cina.
(Scritto da Ryan Woo e Casey Hall; Florence Loève, a cura di Blandine Hénault)