MILANO (MF-DJ)--«Se guardiamo la performance borsistica dei titoli del lusso nel 2020 da una parte abbiamo i grandi gruppi che hanno prodotto un forte recupero di profitti e produttività, dall'altra abbiamo le aziende più piccole, come Salvatore Ferragamo e Tod's, dove il recupero è stato molto meno marcato», ha spiegato a MFF Luca Solca, senior research analyst global luxury goods di Bernstein.
Nel caso di marchi medi, ha evidenziato l'analista, il prezzo di Borsa è stato trainato soprattutto da eventi straordinari. Per il gruppo di Diego Della Valle basti pensare alla vendita del 6% a Lvmh o all'ingresso di Chiara Ferragni nel board di Tod's. O a Salvatore Ferragamo, che dallo scorso maggio a oggi è cresciuto di quasi il 10% a Piazza Affari, e ha visto la nomina di Marco Gobbetti come nuovo ceo. Ciò nonostante, ha aggiunto l'esperto, il mercato finanziario si attende che anche i brand più piccoli e «stand alone» continueranno a migliorare sulle orme delle aziende di maggiori dimensioni, sebbene con un po' più di ritardo. Il settore, tra i più colpiti dall'emergenza sanitaria a causa della chiusura dei negozi di abbigliamento, non solo è destinato a crescere ma potrebbe vivere addirittura una vera e propria «golden age».
Lo ha confermato a MFF Carlo Benetti, market specialist di Gam. In termini globali, ha sottolineato l'esperto, gli acquisti di lusso della classe media sono stimati attorno ai 35 trilioni di dollari e da qui alla fine del decennio potrebbero salire a 64 trilioni, il valore di un terzo dell'intera economia mondiale. «Considerando le capitalizzazioni dei grandi marchi del lusso, le prospettive, la velocità con cui l'industria ha riassorbito i colpi della pandemia e la ripresa dell'economia globale e della fiducia, si può davvero parlare di roaring twenties, ovvero della possibilità che l'industria del lusso sia all'alba di un decennio da ruggenti anni venti», ha detto. Questo perché la pandemia ha accelerato la dimensione digital del fashion&luxury. I due lockdown, di conseguenza, si sono rivelati al termine un potente catalizzatore: nel 2020 il valore globale delle vendite online è stato di circa 4 trilioni di dollari, con un balzo addirittura del +80% rispetto al 2019, l'ultimo anno pre-Covid.
LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton SE è leader mondiale nei prodotti di lusso. Le vendite nette sono così suddivise per famiglia di prodotti: - moda e articoli in pelle (48,9%): marchi come Louis Vuitton, Kenzo, Celine, Fendi, Marc Jacobs, Givenchy, ecc; - orologi e gioielli (12,8%): Bulgari, TAG Heuer, Zenith, Hublot, Chaumet, marchi Fred, Tiffany, ecc; - profumi e prodotti cosmetici (9,6%): profumi (marchi Christian Dior, Guerlain, Loewe, Kenzo, ecc.), prodotti per il trucco (Make Up For Ever, Guerlain, Acqua di Parma, ecc.), ecc; - vini e liquori (7,7%): champagne (marchi Moët & Chandon, Mercier, Veuve Clicquot Ponsardin, Dom Pérignon, ecc.; n. 1 a livello mondiale), vini (Cape Mentelle, Château D'Yquem, ecc.), cognac (principalmente Hennessy; n. 1 a livello mondiale), whisky (principalmente Glenmorangie), ecc; Le vendite rimanenti (21%) provengono dalla distribuzione selettiva attraverso le catene Sephora, DFS, Miami Cruiseline e i grandi magazzini Le Bon Marché e La Samaritaine. Alla fine del 2023, i prodotti saranno commercializzati attraverso una rete di 6.097 punti vendita situati in tutto il mondo. Le vendite nette sono distribuite geograficamente come segue: Francia (7,9%), Europa (16,4%), Giappone (7,3%), Asia (30,8%), Stati Uniti (25,3%) e altro (12,3%).