ROMA (MF-DJ)--Bruxelles blocca la norma salva-Mediaset. E lo fa con un atto formale. Una lettera spedita venerdì scorso e recapitata negli uffici del ministero dello Sviluppo Economico. Lo scrive Repubblica spiegando che, dopo le polemiche delle settimane scorse, si e' scritta un'altra pagina del lunghissimo braccio di ferro tra la società di Silvio Berlusconi e la francese Vivendi. La guerra e' aperta. E lo stop della Commissione europea non arriva in un momento qualsiasi. Ma proprio alla vigilia di un probabile nuovo intervento del Tar sul congelamento delle azioni del Biscione acquisite dal gruppo francese. E soprattutto dopo che la procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti dei vertici di Vivendi mettendo sul banco le accuse di "manipolazione del mercato" e "ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza".

Il governo italiano a novembre scorso era sceso in campo con un emendamento, approvato in via definitiva, al decreto Ristori. Una misura che nella sostanza offriva una difesa a Mediaset rispetto ai tentativi di scalata dell'azienda di Bollore' e De Puyfontaine tenendo conto della posizione dominante dei francesi in un'altra importantissima società che opera nel campo delle telecomunicazioni: Tim. Una situazione che ha posto il tema della eccessiva concentrazione e della liberta' del mercato. L'idea della maggioranza giallorossa, allora, e' stata quella di introdurre una sorta di sospensione di sei mesi in cui l'Autorita' garante per le comunicazioni dovra' svolgere una istruttoria per verificare gli effetti distorsivi sul mercato.

Ma, ora, appunto arriva lo stop dell'Unione europea. Con un giudizio che puo' sortire piu' di un effetto nella querelle in corso. Perche' quella norma viene considerata inapplicabile. Le motivazioni dell'esecutivo comunitario sono di ordine procedurale e sostanziale. Una valutazione che appunto potrebbe produrre effetti sull'orientamento dell'Agcom che proprio oggi - come annunciato pubblicamente dal suo presidente - dovrebbe aprire un'indagine sul tentativo di scalata di Vivendi e sull'udienza - prevista per mercoledi' - in cui il Tar potrebbe esprimersi sulla richiesta di sospensione inoltrata dal colosso francese.

Gia' lo scorso 13 novembre i servizi del commissario europeo al Mercato Interno, il francese Thierry Breton, avevano scritto al governo chiedendo di notificare a Bruxelles quello che ai tempi era solo un emendamento per una verifica preventiva di merito sulla sua compatibilita' con la normativa comunitaria. Una portavoce della Commissione aveva sottolineato che l'Europa riconosce l'importanza di "difendere il pluralismo dei media", ma che tale obiettivo va raggiunto "con provvedimenti proporzionati anche tenendo conto degli sviluppi del mercato e dei trend globali dell'industria". E soprattutto - aveva aggiunto - che le misure "non devono mettere in pericolo la libertà di circolazione di beni e servizi stabilita dal Trattato".

Il governo non ha mai risposto alla missiva di un mese fa e cosi' nelle scorse ore la Commissione e' tornata a scrivere a Roma, questa volta in modo piu' esplicito visto che la norma ormai e' diventata legge. Nella lettera firmata da un direttore della Dg Connect, appunto i servizi di Breton, si torna a chiedere la notifica ai sensi della direttiva "Trasparenza nel mercato unico" del 2015. Proprio la mancata notifica produrrebbe l'inapplicabilita' della legge. Almeno fino al definitivo giudizio europeo.

Nel documento traspaiono inoltre i dubbi di merito. Che vanno da una possibile violazione della liberta' di stabilimento garantita dai trattati Ue a un intervento sproporzionato. Insomma una legge incoerente con i Trattati comunitari.

Nelle intenzioni del governo, la norma contestata dovrebbe coprire il buco provocato tre mesi fa dal giudizio della Corte di giustizia Ue che aveva cancellato la legge Gasparri proprio in relazione al caso Vivendi-Mediaset. La nuova normativa attribuisce all'Agcom il compito di verificare, con un'istruttoria, la "sussistenza di eventuali effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo nei casi in cui un soggetto si trovi ad operare, contemporaneamente, nei mercati delle comunicazioni elettroniche e in un mercato diverso, integrato nel Sistema integrato delle comunicazioni".

Tuttavia per Bruxelles la salva-Mediaset potrebbe incappare negli stessi difetti della Gasparri e non dovrebbe essere applicata fino a un esame formale Ue e, in caso contrario, il giudice nazionale può dichiararla inefficace. Proprio sabato il presidente dell'Agcom, Giacomo Lasorella, aveva definito "molto probabile" l'ipotesi che l'autorita' avrebbe aperto gia' oggi l'inchiesta sul tentativo di scalata del gruppo di Bollore' al Biscione.

Il tutto, dunque, rischia di rovesciarsi sul governo e sulla situazione politica del nostro Paese. Sui rapporti tra la maggioranza e l'opposizione, in particolare la berlusconiana Forza Italia che nelle settimane scorse aveva approvato lo scostamento di Bilancio pur dichiarandosi pochi giorni dopo contro la riforma del Mes. Senza contare che la disciplina approvata dal Parlamento a novembre contempla anche il rapido superamento della famigerata e contestatissima legge Gasparri.

La lettera di Bruxelles, dunque, apre un ultimo fronte in questa battaglia che oppone Mediaset a Vivendi. E con ogni probabilita' porra' un ulteriore e delicato tema sul tavolo della prossima verifica di governo.

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December 14, 2020 02:26 ET (07:26 GMT)