ROMA (MF-DJ)--Prosegue la querelle di carte bollate fra Vivendi e Mediaset e martedì 2, Parigi ha depositato al Tar del Lazio una seconda impugnativa contro la decisione dell'Agcom di avviare il procedimento per applicare la norma salva-Mediaset.

Lo scrive Il Messaggero spiegando che la nuova iniziativa arriva a ridosso dell'udienza civile davanti al giudice di Milano Daniela Marconi di giovedì 11 per il contenzioso sul mancato acquisto di Premium e la conseguente scalata ostile, con richiesta danni di 3 miliardi.

Nelle more dell'approvazione dell'emendamento legislativo salva-Mediaset, Parigi si era comunque rivolta a fine novembre alla Commissione Ue per contestare la mossa dell'esecutivo italiano. L'impugnativa ai giudici amministrativi potrebbe essere un espediente giuridico per contestare la norma in sè, come il ceo del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine aveva spiegato all'ex premier Giuseppe Conte nel colloquio del 7 dicembre.

A differenza del 18 aprile 2017, in cui Agcom aveva accertato la violazione della norma della Gasparri per la doppia presenza di Vivendi in Tim e nel Biscione - il gruppo Bollorè era ricorso al Tar per contestare il provvedimento finale dell'istruttoria svolta dall'Authority - adesso Parigi ha deciso di passare all'attacco impugnando dall'inizio il semplice avvio dell'istruttoria. L'obiettivo è sostenere che è sbagliata la norma che reintroduce limiti alla possibilità di detenere partecipazioni in imprese delle comunicazioni elettroniche e sic. Pronto l'emendamento, l'Autorità italiana non può fare un procedimento perché è viziata la norma che sta applicando: da qui Vivendi chiede ai giudici di bloccare l'iter di indagine di Agcom e indirettamente stoppare i nuovi progetti di Mediaset che, dopo lo stop a MFE, ha annunciato di proseguire nel polo europeo.

Nelle 56 pagine dell'impugnativa scritta da Luisa Torchia e altri legali, Vivendi chiede l'annullamento previa adozione di misure cautelari della decisione dell'Agcom. In primis le delibere sono illegittime per contrasto con la direttiva Ue 2015/2535 cher impone l'obbligo di leale cooperazione e il principio del primato del diritto europeo. Esse sono "basate sull'emendamento incompatibile con il diritto Ue per mancata notifica preventiva alla Commissione europea". Nella delibera, Agcom "ha fissato a sua volta i criteri per l'applicazione dell'emendamento, senza averli previamente notificati alla Commissione".

L'emendamento attribuisce ad Agcom "il potere di imporre stringenti limiti alle libertà fondamentali sancite dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) senza predeterminare, in modo esaustivo, circostanze specifiche ed oggettive e criteri obiettivi". Ancora, Agcom "ha omesso di determinare previamente i criteri di applicazione della norma, stabilendo che gli stessi siano definiti di volta in volta, nel provvedimento di avvio dell'istruttoria nei confronti delle singole imprese". Poi le delibere "sono basate su una norma che impone restrizioni inadeguate e sproporzionate delle libertà tutelate dal TFUE, in contrasto con i principi sanciti dalla sentenza Ue".

Infine, Vivendi riesuma le antiche accuse politiche della sinistra contro Silvio Berlusconi: "le delibere sono basate su una norma ad personam, volta a proteggere l'azionista di maggioranza di Mediaset e conculcare i diritti di Vivendi".

pev

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February 05, 2021 02:53 ET (07:53 GMT)