MILANO (MF-DJ)--Il futuro e il destino di Mediaset si giocano su tre fronti: Italia, Francia e Germania. Su quest'ultimo mercato è stata puntata una fiche da oltre mezzo miliardo per assumere il ruolo di primo azionista (24,9%) di ProsiebenSat.7, anche se ancora non è stata presa alcuna decisione strategica, visto che nessun rappresentante del gruppo tv della famiglia Berlusconi siede in cda.

Oltralpe invece la tv guidata da Pier Silvio Berlusconi è in corsa per il 48,3% dell'emittente M6 messo in vendita da Bertelsmann attraverso Rtl. L'asta vale un miliardo e vede in pole position Tf1 (gruppo Bouygues) grazie alla benedizione del presidente Emmanuel Macron, attento agli equilibri geopolitici interni a un anno dalle elezioni. A sfidare Tf1 c'è Vivendi, secondo socio del Biscione con il 28,8% e ipotesi non gradita a Macron (Vincent Bolloré è vicino all'ex presidente Nicolas Sarkozy), oltre ad Altice, agli editori de Le Monde Xavier Niel e Matthieu Pigasse assieme a Pierre Antoine Capton, supportati da Bernard Arnault (Lvmh) e infine a Daniel Kretinsky. La sfida è ostica ma Mediaset se la vuole giocare anche grazie al coinvolgimento di un lobbista transalpino di peso. Per superare la concorrenza di Tf1 gli italiani potrebbero optare per una alleanza. Magari con quel Kretinsky che era presente nel capitale di ProsiebenSat. O con Altice. La sfida non è semplice perché in tale scenario avrebbe pur sempre un ruolo Vivendi. Ma il fronte più caldo, strategico e decisivo per Cologno Monzese e resta l'Italia. Lo scontro con Vivendi va avanti da metà 2016 e sembra non finire mai. Una delicata partita, giocata in mezza Europa - sono stati coinvolti i tribunali di Milano, Madrid e Amsterdam - che riserva colpi di scena ben poco salutari al cammino industriale del Biscione.

In questa sfida che inizialmente, con le decisioni del Tribunale di Milano sulla creazione della olandese MediaForEurope, aveva visto prevalere il network fondato da Silvio Berlusconi, sono poi arrivate le sentenze dei giudici di Madrid e Amsterdam che rispettivamente hanno bloccato la fusione tra Mediaset e la controllata iberica Mediaset España e congelato la nascita di Mfe. Un doppio assist a Vivendi che ha pure incassato il parere positivo della Corte di Giustizia Ue sulla legittimità della partecipazione del 28,8% bloccata alcuni anni fa dall'Agcom: il 19,9% venne conferito al trust SimonFid. Parere che ha portato il Tar del Lazio a scongelare i diritti di voto in capo ai francesi. Questi ultimi, nella settimana tra il 19 e il 23 aprile, hanno ottenuto altri due risultati importanti dal Tribunale Civile di Milano. I giudici in primo grado hanno dichiarato «non illegittima» la scalata di Vivendi (salita dal 3% al 28,8% di Mediaset nel dicembre 2016), colpevole però di non aver dato esecuzione al contratto d'acquisto dell'ex pay tv Premium: ma invece dei 3 miliardi di danni chiesti dal Biscione e Fininvest i francesi dovranno pagare 1,7 milioni. I giudici poi hanno dato ragione a SimonFid, non ammessa a partecipare all'assemblea del 27 giugno 2018, annullando tutti i provvedimenti presi dal gruppo tv a partire da quella data: sentenza applicata con efficacia retroattiva. «Tale disapplicazione travolge pertanto tutti gli atti compiuti nel periodo della sua vigenza, tra cui l'esclusione dal voto di Simon Fiduciaria», si legge nella nota Mediaset. Gli effetti immediati più rilevanti sono lo stop alla fusione (e quindi alla nascita di Mfe) e soprattutto al voto maggiorato che blinda Fininvest introdotto appunto da quell'assemblea: temi sui quali pendono le cause di Vivendi che potrebbero andare a sentenza in autunno.

fch

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April 26, 2021 02:05 ET (06:05 GMT)