MILANO (MF-DJ)--Cresce il cuore Fintech dell'Europa. Nel Vecchio Continente ci sono 96 challenger banks: 63 detengono una licenza bancaria completa, 20 agiscono in qualità di agenti di operatori terzi, sei sono in possesso di licenza di Imel o di Istituto di Pagamento e le restanti sette hanno una licenza bancaria con restrizione o sono in fase di Application, hanno cioè avviato la procedura con un'operatività ad oggi limitata.

Lo sottolinea l'Area Studi Mediobanca presentando il secondo capitolo di una serie programmata di report sul mondo FinTech (il primo, sul PayTech, è stato pubblicato lo scorso dicembre).

L'Italia con le sue 12 challenger banks è il Paese più rappresentato dopo il Regno Unito (37) insieme alla Francia (12); seguono Germania (8) e Spagna (7). Gli operatori italiani appaiono tuttavia di dimensioni minori e presentano valori inferiori alla media per ricavi e totale attivo. Circa il 65% delle società europee analizzate è stato costituito dopo il 2013. Il triennio 2014- 2016 è stato il più fecondo, con l'avvio di 26 società.

Solo nove sono quotate in Borsa: sei inglesi, una italiana (Illimity Bank), una estone e una norvegese (Aprila Bank) trattata in un mercato non regolamentato (Euronext NOTC). Altre tre società sono state delistate, oggetto di acquisizione da parte di incumbent o fondi d'investimento.

Nel 2020 i ricavi delle challenger banks europee sono aumentati del 3,9% sul 2019, mentre il risultato netto aggregato è peggiorato del 12,7%, in linea con le performance delle banche dell'Eurosistema. Con un valore già negativo nel 2019 (-5,1%), il ROE complessivo è sceso di 0,4 p.p. collocandosi al -5,5% nel 2020. Sono invece cresciuti i totali attivi (+11,4%) e i crediti v/clienti (+4,9%).

I ricavi delle traditional (challenger banks costituite prima del 2010) sono risultati in contrazione (-7,1%), risentendo degli effetti delle misure di contenimento sanitario. Inclusi in questo cluster vi sono infatti alcuni player che affiancano all'operatività online anche una snella presenza fisica.

Al contrario, la diffusione della pandemia ha giovato alle challenger banks prettamente digitali, ovvero le subsidiaries (enti giuridici che gestiscono le iniziative online di grandi Gruppi) e le neobanks (costituite dopo il 2010), con crescite dei ricavi nell'ordine del +19,9% per le prime e del +24,8% per le seconde. Le neobanks hanno una redditività ancora negativa, (Roe al -13,9%, +0,1 p.p. sul 2019). Per esse, il raggiungimento del breakeven è legato all'incremento della customer base e del ventaglio di servizi offerti (che dipende dall'ottenimento della licenza bancaria piena), con lo sviluppo dimensionale che può fungere da game changer.

Quanto alle dinamiche più recenti, a fine giugno 2022 solo 34 operatori avevano già pubblicato i bilanci 2021. Si evidenzia un generale incremento dei ricavi, ma tra le neobanks sono ancora numerosi gli operatori con risultati netti negativi.

cce

MF-DJ NEWS

1413:48 lug 2022


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July 14, 2022 07:50 ET (11:50 GMT)