R. Gli amici non erano poi così pochi, quelli che contavano c'erano tutti. Mio padre era un visionario, una persona di parola. Amava Milano e il volto nuovo della città lo si deve alle sue idee portate avanti con tenacia. Personalmente ho assistito a centinaia di riunioni in cui si parlava di progetti di disegni e di grattacieli. Da Porta Nuova a CityLife ogni metro cubo ha la sua impronta. Ricordo il bellissimo rapporto che aveva con il grande architetto Daniel Libeskind e ho assistito personalmente al loro confrontarsi su importanti progetti che hanno cambiato il volto di Milano.

D. Cosa ricorda di Bettino Craxi, altro protagonista di quella Milano insieme a suo padre, una Milano che non c'è più.

R. Quando sentivo parlare Craxi era come se parlasse la storia.

D. Ha ancora fiducia nella giustizia, cosa cambierebbe del sistema?

R. La giustizia nel nostro caso si è corretta, ma purtroppo ci sono voluti tanti anni e tante sofferenze da parte di tutti noi. E comunque le conseguenze sono irreversibili. Sicuramente andare a votare al referendum è una buona partenza perché può capitare a tutti di entrare in un vortice come è capitato a me, e le assicuro che quando capita uscirne è lungo e doloroso. Non deve essere possibile arrestare qualcuno senza avere la certezza che non ci siano strumenti differenti da adottare. Non deve essere usata la carcerazione preventiva come strumento di coercizione per indurre l'indagato al patteggiamento.

D. Pensa al suo caso personale adesso...

R. Sì. Ne è riprova il fatto che dopo quattro mesi, esausta, per me lo stare in carcere ha avuto solo un effetto: quello di portarmi a patteggiare per poter uscire. E inoltre quando sei in carcere non si ha la lucidità per poter prendere decisioni, non hai più la testa per difenderti. Vuoi solo tornare a casa.

D. Cosa è rimasto della Milano da bere, capitale del boom economico e della finanza famigliare?

R. I tempi cambiano, che sia un male o un bene lo vedremo. Certamente di personaggi come il dottor Enrico Cuccia o l'ingegner Salvatore Ligresti non ce ne sono molti e dispiace vedere che importanti investitori Italiani vengono osteggiati da manager sempre più padroni delle aziende. La differenza sta nel fatto che non solo l'imprenditore rischia capitale proprio, contrariamente ai manager, ma addirittura instaura un rapporto umano con i propri dipendenti e familiari andando oltre l'esclusiva logica del profitto.

D. Suo padre la portava in cantiere, quando passa oggi davanti a un cantiere tira dritto?

R. Amavo andare in cantiere con lui, ogni volta che vedo una gru penso con orgoglio a tutto quello che ha costruito.

D. Voterà per il referendum?

R. Assolutamente "SI".

L'intervista finisce qui, il nuovo cammino di Jonella Ligresti è invece appena cominciato, tra poco diventerà nonna e magari in quei cantieri ci porterà i nipoti, per raccontare la storia del papà Salvatore.

red

MF-DJ NEWS

1309:04 giu 2022


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