ROMA (MF-DJ)--"No, nè io nè la mia famiglia siamo interessati a una fusione fra Banca Mediolanum e Mediobanca". Cosi Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum risponde a MoltoEconomia, in edicola domani con i quotidiani del gruppo Caltagirone E., mentre racconta come ha trasformato l'istituto nei 13 anni da quando ne è alla guida.

Doris spiega che la logica che ha indotto a riclassificare la partecipazione del 3,3% nella banca gestita da Alberto Nagel da strategic a held to collect and sell, ossia cedibile in qualsiasi momento, è differente da quella che ha indotto Fininvest a vendere il proprio 2% a

maggio di quest'anno. "Le logiche sono diverse -precisa Doris- Premesso

che noi abbiamo un ottimo rapporto con Nagel e siamo soddisfatti dei

risultati che Mediobanca ha realizzato fino a oggi, con lo sfilacciamento

del patto e l'arrivo di due nuovi importanti azionisti come Del Vecchio e

Caltagirone la stabilità dell'istituto potrebbe assumere inclinazioni

diverse. Perciò preferiamo avere mani libere. Il che non significa che

usciremmo solo a causa dell'eventuale cambio di governance; semplicemente

avremmo la possibilità di valutare piú serenamente la novitá e assumere

decisioni piú ponderate".

"Quanto alle vicende relative alla governance in Mediobanca e Generali Ass. la penso come mio padre: non sempre le guerre portano risultati, soprattutto quando a condurle è un manager contro gli azionisti. E comprendo anche le ragioni che sottostanno alle richieste di Del Vecchio e Caltagirone. D'altro canto -prosegue il banchiere- una certa autonomia il management deve averla se non si vuole che sia costantemente in campagna elettorale, proiettato sul suo interesse personale piuttosto che sul bene aziendale. Ma un riequilibrio dei poteri sarebbe auspicabile".

vs

(END) Dow Jones Newswires

October 06, 2021 05:00 ET (09:00 GMT)