MILANO (MF-DJ)--Mediobanca R&S stima una crescita del Sistema Italia pari al 7,7% nel 2021, cui seguirebbe un +6,5% nel 2022. Una buona notizia se consideriamo che nel 2020 il fatturato delle principali imprese italiane ha segnato una flessione dell'11,7% (meno peggio del 14,7% con cui chiusero il 2009), mentre l'utile netto delle 2.140 imprese si è ridotto del 32,5% e il loro Roe è passato dall'8,1% al 4,9%.

E' quanto emerge dalla nuova edizione dei "Dati cumulativi" realizzata dall'Area Studi Mediobanca, indagine annuale sulle societá industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione analizzate nel decennio 2011-2020. In particolare, sono esaminate le 2140 societá italiane che rappresentano il 47% del fatturato industriale e di quello manifatturiero, il 36% di quello dei trasporti e il 38% della distribuzione al dettaglio (peso su dati Istat). Le imprese a controllo estero comprese nell'indagine rappresentano il 53% di quelle con piú di 250 addetti operanti in Italia e il 90% delle sole manifatturiere. Sono incluse pressochè tutte le aziende italiane con piú di 500 dipendenti e circa il 20% di quelle di medie dimensioni manifatturiere.

La copertura vaccinale sempre più ampia e la ricostituzione degli scambi internazionali inducono all'ottimismo, al netto delle riserve legate alla dinamica dei prezzi delle commodities e alla rimozione delle misure di sostegno alle imprese attivate nel 2020. A ciò si deve aggiungere che nell'ultimo anno le imprese hanno assunto comportamenti funzionali a cogliere in modo efficace la ripresa. Il contenuto costo del denaro - spiega una nota - ha agevolato importanti operazioni di assunzione di debito finanziario. L'ammontare raccolto nel 2020 ha una consistenza che non si osservava dal 2007 ed è costituito per il 96,3% da indebitamento a medio lungo termine, tanto che a fine anno tale componente è arrivata a rappresentare il 70% di tutta la provvista finanziaria, la quota maggiore da inizio decennio. Questa ricomposizione delle scadenze conferisce maggiore stabilitá alla struttura debitoria. Il secondo aspetto d'interesse è relativo al concomitante aumento della liquiditá che ha segnato un incremento del 24,1% sul 2019, essenzialmente sotto forma di cassa (+31,5%).

L'incidenza dello stock di liquiditá nei bilanci delle 2140 imprese - prosegue il report - è cresciuto regolarmente tra il 2011 e il 2020, passando dal 4,2% del totale attivo al 7,9%. Tale maggiore importo ha generato proventi finanziari che hanno migliorato il saldo della gestione finanziaria. La scorta liquida assume la valenza sia di cuscinetto prudenziale sia di risorsa destinabile a investimento. Il terzo aspetto di natura patrimoniale del 2020 riguarda il fatto che il maggiore debito assunto non ha compromesso la soliditá patrimoniale dell'aggregato: da un lato, l'incidenza della liquiditá rispetto al debito finanziario è passata dal 21% del 2019 al 23,8% del 2020, dall'altro il rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri è aumentato marginalmente dall'83% all'88,4%. La sostanziale invarianza dell'incidenza dei debiti finanziari sui mezzi propri è stata resa possibile dall'iscrizione di imponenti rivalutazioni monetarie introdotte ex lege (Decreto Agosto).

Esse hanno comportato la costituzione di riserve di patrimonio netto per 24,2 miliardi, equivalenti al 70% circa dei maggiori debiti finanziari contratti. Si tratta di un importo monstre che non ha precedenti recenti: l'ultima grande operazione di questa natura è avvenuta nel 2000, per un importo di 15 miliardi (19,8 miliardi a valori correnti). La rivalutazione del 2020, a differenza delle precedenti, ha riguardato principalmente asset intangibili (55,3% del totale) cui seguono i beni materiali (36,6%) e le partecipazioni (8,1%). A fronte di un'imposta sostitutiva effettiva pari al 3,5% circa (870 milioni di maggiore introito per l'Erario), le imprese italiane hanno maturato la possibilitá di spesare maggiori ammortamenti dal 2021, con relativo beneficio fiscale.

Il fatturato delle principali imprese italiane - come accennato - nel 2020 ha segnato una flessione dell'11,7%, meno peggio del 14,7% con cui chiusero il 2009. Le imprese pubbliche hanno lasciato sul terreno il 16,8%, complice il forte coinvolgimento nelle attivitá petrolifere (-34,7%) e in quelle energetiche (-12%). Migliore l'andamento del comparto privato che ha saldato con un -10,4%, per effetto della maggiore esposizione verso le attivitá manifatturiere che a loro volta hanno contenuto la perdita all'8,4%.

In generale, nel 2020 tutti i margini di conto economico hanno subìto flessioni piú ampie del fatturato, nonostante il costo del lavoro si sia contratto del 4,8%, una dimensione eccezionale, per effetto dei provvedimenti di Cig-Covid-19 che hanno escluso la compartecipazione delle imprese. La forza lavoro ha perso lo 0,9%, meno della metá del 2,3% che fu sacrificato nel 2009. Anche la gestione finanziaria ha offerto parziale sollievo ai conti, grazie a un costo medio del debito eccezionalmente basso (2,6%, era 4,5% a inizio decennio), alle misure di moratoria e all'ingresso nei bilanci di ingenti dosi di liquiditá. Le imposte si sono ridotte del 19,3%, per un tax rate che è rimasto inalterato al 20,9%.

Circa il 22% del carico fiscale del 2020 è costituito da imposte sostitutive.

Gli investimenti si sono ridotti in termini reali dell'8,2% rispetto al 2019, grazie alla stabilitá delle imprese a controllo pubblico (-0,2%) che hanno fronteggiato la flessione del comparto privato (-11,6%). Nel 2009 la contrazione degli investimenti ebbe dimensione maggiore: -17,7%, con un -13,7% per il comparto pubblico e un -19,6% per quello privato.

Nel 2020 pochi settori hanno preservato o incrementato le vendite, talora lo hanno fatto solo alcune specialitá al loro interno.

La produzione alimentare costituisce il primo ambito privilegiato che comprende il conserviero (+3,5%), ove sono state eclatanti le performance delle attivitá di conservazione di frutta e ortaggi (+10,3%) e di produzione di pasti e piatti preparati (+10,6%), gli alimentari diversi (+3,4%) - ove spiccano la produzione di zucchero (+12,7%) e le paste alimentari (+8,5%) - e il caseario (+0,6%). Quanto ad altre attivitá, le performance sono state negative: da quelle piú colpite come le attivitá turistiche (-70,7%) e dei parchi divertimento tematici (-73%), a quelle del tessile (-24,9%), dell'abbigliamento (-20%) e degli accessori in pelle e cuoio (-27%), cui seguono la metallurgia (-11,7%) e la costruzione di mezzi di trasporto (-11,6%).

Importanti flessioni hanno interessato le imprese di costruzione (-16%), i produttori di gomma e cavi (-12,5%), il comparto impiantistico (-12,4%) e la stampa-editoria (-11,9%). Ripiegamenti inferiori al 10% sono toccati alla cosmetica (-9,6%), alla chimica (-8,5%), al cartario (-8,3%), al legno e mobili (-8,2%), alla meccanica (-7,4%) e all'elettronica (-6,6%). Anche per alcuni di questi settori si rilevano dinamiche specifiche, come nel caso dei prodotti igienico-sanitari in carta (+5,5%).

cce

MF-DJ NEWS

2315:01 set 2021

(END) Dow Jones Newswires

September 23, 2021 09:02 ET (13:02 GMT)