Mfe ha confermato una previsione di aumento dei ricavi pubblicitari in Italia, mercato principale del gruppo, dell'1% quest'anno a fronte di costi pari 1,8 miliardi di ero, secondo quanto riferito dal direttore finanziario Marco Giordani nella call con gli analisti.

Il gruppo televisivo, controllato dalla famiglia dell'ex premier Silvio Berlusconi, ha indicato un andamento positivo per i ricavi pubblicitari in Italia nei primi quattro mesi dell'anno nonostante l'incertezza legata alla guerra in Ucraina e alla pandemia di Covid-19, che dovrebbe consentire di chiudere in territorio positivo anche il semestre.

La società, quotata a Milano e con sede legale nei Paesi Bassi, ha registrato un utile operativo di gruppo nel primo trimestre di 15,3 milioni di euro, a fronte di 67,9 milioni di euro dello stesso periodo dello scorso anno.

Secondo Equita, i risultati del primo trimestre in Italia sono stati più deboli del previsto a causa del pagamento dei i diritti di trasmissione di eventi come la Coppa Italia e la Supercoppa.

Mfe, ex Mediaset, realizza la maggior parte dei ricavi in Italia vendendo spazi pubblicitari sui canali in chiaro in Italia.

Al momento, secondo quanto affermato da Matteo Cardani, responsabile di Publitalia, non sono state registrate cancellazioni delle campagne da parte degli inserzionisti, nonostante il difficile contesto economico legato alla guerra in Ucraina e all'aumento dei prezzi.

Nell'ambito della strategia di crescita europea, ha anche acquisito una partecipazione di oltre il 25% nel gruppo dei media tedesco ProSiebenSat.1 e ha annunciato un'offerta per l'acquisto della quota rimanente nella controllata spagnola Mediaset Espana.

I costi operativi totali, che comprendono la divisione spagnola, sono saliti a 639 milioni di euro dai 566 milioni di euro dell'anno precedente, ha detto l'emittente.

Giordani ha inoltre dichiarato che in uno scenario di indebolimento dei ricavi, Mfe sarebbe in grado di ridurre la base di costi fino al 3% in Italia.

Alle 11,40 le azioni A di Mfe sono in calo del 2% circa così come le azioni B, a fronte di un listino in rialzo dello 0,2%.

(tradotto da Michela Piersimoni, editing Elvira Pollina)