MILANO (MF-DJ)--Metaverso. È senz'altro il fenomeno del momento, arrivato a sedurre molti big player del fashion system come Prada, Moncler, Nike e alcune maison della galassia Kering. Il giudizio però non è unanime e c'è chi ancora non sembra interessato a «mettere piede» in questo nuovo spazio virtuale. Uno fra tutti Bernard Arnault, patron di Lvmh, il colosso francese del lusso da 64,2 miliardi di euro nel 2021. Proprio durante la presentazione dei risultati annuali, il numero uno del gruppo ha dichiarato: «Non siamo interessati a vendere sneakers virtuali per 10 euro. Attualmente siamo nel mondo reale a vendere prodotti reali. Senza dubbio il metaverso è un tema accattivante, interessante e divertente ma dobbiamo vedere quale sarà l'applicazione nella moda. Se non è fatta bene potrebbe avere risultati catastrofici». Meno duro il giudizio sugli Nft, su cui intravede possibilità di sviluppo.

«Penso che Lvmh non abbia necessità di essere un pioniere su questi nuovi fronti, così come non lo è stato nel digitale», ha spiegato a MFF Luca Solca, senior research analyst global luxury goods di Bernstein, aggiungendo: «I più piccoli fanno invece bene a essere all'avanguardia, per cercare di ovviare allo svantaggio di scala con un first mover advantage». Secondo Erika Andreetta, partner PwC Italia consumer market consulting leader, le parole di Arnault sono un semplice richiamo all'essere strategici e non tattici, a guardare lontano e non al guadagno immediato. Il tema non è se debuttare nel metaverso o meno ma piuttosto capire come farlo in maniera coerente col proprio brand. «La rivoluzione digitale, e la dematerializzazione che ne deriva, è la più grande trasformazione a cui la moda prende parte al giorno d'oggi. Come in ogni fenomeno epocale ci sono early movers e approcci più cauti. Nessuno dei due è migliore dell'altro», ha evidenziato l'esperta di PwC.

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February 10, 2022 03:20 ET (08:20 GMT)