Netflix, previsioni cupe su trim1 cancellano gran parte rialzi titolo per pandemia
21 gennaio 2022 alle 10:34
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LOS ANGELES (Reuters) - Netflix ha deluso le aspettative di una rapida ripresa dopo aver previsto una debole crescita degli abbonati nel primo trimestre, facendo precipitare il titolo di quasi il 20% e spazzando via la maggior parte del rialzo residuo accumulato grazie alla pandemia del 2020.
Il più grande servizio di streaming al mondo ha previsto che acquisirà 2,5 milioni di nuovi clienti da gennaio a marzo, meno della metà dei 5,9 milioni previsti dagli analisti, secondo i dati Ibes di Refinitiv.
Netflix ha ridimensionato le aspettative di crescita, citando l'arrivo posticipato di contenuti attesi dal pubblico, come la seconda stagione di "Bridgerton" e il film sui viaggi nel tempo di Ryan Reynolds "The Adam Project".
Il titolo è crollato quasi del 20%, a 408,13 dollari, nel trading after-hours. Il concorrente Walt Disney, che sta puntando su una forte attività in streaming per il futuro, ha perso il 4%. Roku Inc, che produce dispositivi per lo streaming, è scesa del 5%.
I futures del Nasdaq sono scesi circa dell'1%, mostrando che i trader si aspettano oggi un'apertura in calo dell'indice ad alto contenuto tecnologico.
(Tradotto da Alice Schillaci in redazione a Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro)
Netflix, Inc. è specializzata in servizi di trasmissione on-line di film e serie televisive forniti in modo continuativo tramite abbonamento. I membri pagano una quota mensile per accedere a contenuti on-demand illimitati sui loro computer (PC e MAC), telefoni portatili, televisori o altri dispositivi (Xbox 360, PS3, Wii, Blu-Ray, ecc.) collegati a Internet. Il gruppo è anche coinvolto nel noleggio di DVD e Blu-ray per posta. Le vendite nette si suddividono per tipo di ricavi come segue: - ricavi da abbonamenti streaming (99,8%); - ricavi da abbonamenti DVD (0,2%). Alla fine del 2023, Netflix, Inc. aveva oltre 260 milioni di abbonati. Le vendite nette sono distribuite geograficamente come segue: Stati Uniti e Canada (44,1%), Europa/Medio Oriente/Africa (31,3%), America Latina (13,3%) e Asia/Pacifico (11,3%).