Al rivenditore online cinese Temu è stato detto di sospendere le sue operazioni in Vietnam dopo che non ha rispettato la scadenza di fine novembre per la registrazione dell'attività nel Paese del Sud-Est asiatico, hanno riferito giovedì i media statali vietnamiti.

Temu, di proprietà del gigante cinese dell'e-commerce PDD Holdings, ha iniziato ad offrire i suoi servizi in Vietnam ad ottobre. Le era stato richiesto di registrarsi presso il governo, altrimenti l'accesso ai suoi domini internet e alle sue app sarebbe stato bloccato nel Paese.

"Temu non aveva completato le procedure di registrazione entro la scadenza di fine novembre", ha dichiarato l'Agenzia di stampa del Vietnam citando il Ministero dell'Industria e del Commercio.

"Pertanto, l'autorità competente ha chiesto a Temu di sospendere temporaneamente le operazioni nel Paese".

Il rapporto non ha precisato la durata della sospensione, né cosa Temu debba fare per ottenerne la revoca.

Giovedì, le opzioni in lingua vietnamita erano state rimosse dal sito web di Temu quando vi si accedeva dal Vietnam. "Temu sta collaborando con l'Agenzia per l'E-commerce e l'Economia Digitale del Vietnam e con il Ministero dell'Industria e del Commercio per registrare la sua fornitura di servizi di e-commerce in Vietnam", si leggeva in una notifica sul sito web.

Temu e la società madre PDD Holdings non hanno risposto immediatamente a una richiesta di commento.

Il Ministero del Commercio e le imprese locali hanno espresso preoccupazione per l'impatto delle piattaforme online cinesi sui mercati locali, a causa dei profondi sconti. Il Ministero ha anche dichiarato di essere preoccupato per la potenziale vendita di articoli contraffatti.

La settimana scorsa il Parlamento del Vietnam ha approvato le modifiche alla legge fiscale per richiedere agli operatori locali delle piattaforme di e-commerce straniere di pagare l'imposta sul valore aggiunto (IVA), e ha chiesto al Governo di eliminare l'esenzione fiscale per i beni importati a basso costo.

La mossa dei legislatori sarà un duro colpo per l'industria dell'e-commerce dominata dall'estero, che ha beneficiato dell'esenzione dall'IVA e delle regole in vigore dal 2010 che stabiliscono che i beni importati di valore inferiore a 1 milione di dong (40 dollari) sono esenti da dazi.