(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 26 nov - A Piazza Affari, come detto, pagano pegno le società più esposte alle conseguenze economiche dei possibili dazi promessi dal neoeletto presidente Usa Donald Trump. In particolare, per Stellantis (-4,79%) il Messico è il primo Paese di esportazione di veicoli verso gli Stati Uniti, circa 360.000. E la situazione potrebbe essere ancora più pesante, visto che l'intenzione della società è spostare ulteriormente la produzione dagli Stati Uniti al Paese latinoamericano. Invece Pirelli (-4,58%) ha un grande stabilimento produttivo in Messico, che serve sia il mercato domestico e per quello americano, e un'altra fabbrica più piccola in Georgia, negli Usa. Inoltre, ad oggi le vendite in Nord America valgono per circa un quarto del totale delle vendite del gruppo (25,4% nei primi 9 mesi 2024). Invece Campari (-2,45%) risente del braccio di ferro con la Cina. Nel frattempo, a Piazza Affari i riflettori rimangono puntati sulle banche, anche alla luce di quanto emerso dal Cda di Banco Bpm(-1,08%) in giornata. I termini dell'ops di Unicredit (-1,12%) sono stati infatti respinti, perché non concordati preventivamente e considerati "non in linea con la redditività e il potenziale di crescita della banca". Una fusione "da effettuare nel minore tempo possibile", ha spiegato il cdm di Piazza Meda "farebbe venire meno l'autonomia giuridica" della banca milanese e la esporrebbe "all'alea connessa all'esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania", cioè quella su Commerzbank. A completare il quadro c'è la posizione di parte del governo (tra cui il ministro del Tesoro Giorgetti) che non ha particolarmente gradito l'iniziativa di Unicredit ha fatto sapere che valuterà la mossa alla luce delle sue prerogative sull'utilizzo del Golden Power.

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(RADIOCOR) 26-11-24 17:49:56 (0589) 3 NNNN


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November 26, 2024 11:50 ET (16:50 GMT)