La decisione colpisce direttamente le economie europee, in quella che fino ad ora è la risposta più dura da parte del Cremlino alle sanzioni occidentali per la guerra in Ucraina.

I leader europei hanno definito la mossa di Mosca come "un ricatto", che arriva in un momento in cui gli Stati europei hanno scelto di unirsi agli Stati Uniti nell'aumentare l'invio di armi all'Ucraina per aiutare a contenere un nuovo assalto russo nell'est del paese.

Mosca sostiene che il taglio delle forniture di gas sia volto a far rispettare la richiesta di pagamenti in rubli, necessario per ammortizzare l'impatto delle sanzioni sulla sua economia. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto che la Russia è un fornitore di energia affidabile ed ha negato che la decisione russa possa qualificarsi come ricatto.

Gazprom, che detiene il monopolio del'esportazione di gas russo, ha affermato in un comunicato di "aver sospeso le forniture di gas a Bulgargaz e PGNiG a causa del mancato pagamento in rubli" da parte dei distributori polacchi e bulgari.

"Si tratta di un'infrazione, di una violazione dei principi legali di base", ha detto il presidente polacco Andrzej Duda. "Prenderemo le misure legali appropriate, e ci saranno risarcimenti adeguati da parte di Gazprom per le violazioni delle norme contrattuali". 

Il ministro dell'Energia bulgaro Alexander Nikolov ha detto "È chiaro che al momento il gas naturale sia utilizzato come un'arma economica e politica nella guerra attualmente in corso".

Il presidente russo Vladimir Putin ha imposto lo scorso mese agli acquirenti di gas russo da Stati "ostili" di pagare in rubli, a rischio di vedere sospese le proprie forniture. Secondo l'Unione europea questa decisione rappresenta una violazione di quei contratti che chiedono un pagamento in euro.

"La decisione di Gazprom di sospendere unilateralmente le forniture di gas ai consumatori europei è un altro tentativo da parte della Russia di utilizzare il gas come arma di ricatto", ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

"Questa scelta è ingiustificata ed inaccettabile".

Polonia e Bulgaria sono state entrambi membri del Patto di Varsavia nel corso della Guerra Fredda, e sono entrate a far parte della Nato e del'Unione europea all'inizio di questo secolo.

La Polonia riceve le forniture di gas russo attraverso il gasdotto Yamal-Europe, dai giacimenti russi nell'Artico, che rifornisce anche la Germania e altri Stati europei. La Bulgaria è rifornita tramite i gasdotti che attraversano la Turchia.

Gazprom fornisce circa il 50% del gas utilizzato in Polonia e circa il 90% di quello utilizzato in Bulgaria. La Polonia ha detto di non aver bisogno di attingere alle proprie riserve, che sono piene al 76% della capacità. La Bulgaria ha detto di essere in trattative per importare gas naturale tramite Turchia e Grecia.

Altri paesi europei, tra cui la Germania, il maggiore acquirente di gas russo, non hanno riportato interruzioni alle forniture. Peskov non ha detto quanti Stati abbiano accettato di pagare il gas in rubli.

Le esportazioni di energia della Russia sono rimaste largamente indisturbate dall'inizio della guerra, non essendo state comprese nelle sanzioni che hanno isolato Mosca da gran parte del commercio con i paesi occidentali.

Kiev ha a lungo chiesto all'Unione europea di smettere di finanziare lo sforzo bellico di Mosca, tagliando le importazioni che portano alla Russia centinaia di milioni di dollari al giorno.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)