(Alliance News) - Le Fondazioni bancarie sono interessate a investire in Poste Italiane Spa ma non possono coprire da sole l'intero 14% della società che il governo voleva vendere per ottenere circa EUR2,5 miliardi. Neanche con il supporto di enti previdenziali professionali, come medici e avvocati, potrebbero arrivare a una quota significativa di quel 14%, metà del quale sarebbe destinato a investitori istituzionali.
Come sottolinea la Repubblica venerdì, l'operazione, avviata dal direttore generale del Mef, Marcello Sala, prevedeva una classica vendita di mercato con il coinvolgimento di grandi investitori istituzionali ma la premier Giorgia Meloni ha bloccato tutto, dichiarando che Poste deve rimanere in mani italiane, puntando sui piccoli risparmiatori.
Di fronte a questo scenario, i contatti tra Poste e le Fondazioni sono tornati attuali, anche se il percorso per vendere il 14% è diventato più difficile.
Le Fondazioni, attratte da un rendimento annuo stimato intorno al 7%, vedono l'investimento come una buona opportunità per diversificare i loro portafogli. Grandi fondazioni come Cariplo e quelle di Firenze, Ravenna e Cuneo si sono dette disponibili mentre altre, come la Compagnia di San Paolo, potrebbero partecipare in futuro.
Tuttavia, il loro contributo complessivo non supererebbe alcune centinaia di milioni di euro, ben lontano dai EUR2,5 miliardi richiesti.
Di Giuseppe Fabio Ciccomascolo, Alliance News senior reporter
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