ROMA (MF-DJ)--La partita su Rcs, che cinque anni fa si era chiusa con Urbano Cairo vincitore, si potrebbe riaprire? Le clamorose dimissioni di Gaetano Miccichè dal consiglio dove sedeva come indipendente ma forte dell'aiuto che, da presidente della divisione Imi di Intesa Sanpaolo, aveva apportato in occasione dell'Ops del 2016, hanno reso chiaro a tutti come la liaison con Ca' de Sass sia terminata e l'imprenditore si trovi più isolato che mai. Nel mentre, scrive La stampa, in consiglio sale il malumore e tra le minoranze (sono rappresentati Mediobanca, Della Valle, Unipol e Pirelli) si lamenta una gestione da "uomo solo al comando".

Detonatore di tutti i fronti della scontento verso Cairo è una vicenda che lo stesso Cairo s'è costruito tutta da solo quando, tre anni fa, ha deciso di fare causa al più grande fondo del mondo, Blackstone, che avrebbe approfittato dello stato di debolezza di Rcs quando nel 2013, prima che arrivasse lui, aveva acquistato il palazzo di via Solferino, sede del Corriere della Sera, per soli 120 milioni. Poco, visto che cinque anni dopo lo stava per rivendere ad Allianz per 250. Ne è nato uno scontro legale con un punto fermo: un arbitrato ha stabilito che il contratto di Blackstone è valido e che il fondo Usa ha agito con correttezza, pur riconoscendo la non temerarietà della causa.

Ora gli americani, cui è saltata la vendita e accusati di usura da Cairo, chiedono al gruppo editoriale e al suo presidente (manlevato dal cda) qualcosa come 600 milioni di dollari di danni, circa mezzo miliardo di euro. Sarà dunque una giudice di New York, Andrea Masley, a decidere il futuro di Rcs e soprattutto il futuro di Cairo in Rcs. L'imprenditore però - visti i pareri legali - finora non ha accantonato nemmeno un euro. Ciò ha scatenato la bagarre dentro e fuori la torre grigia di Via Rizzoli: il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha definito tale comportamento «uno degli scandali più incredibili del mondo finanziario degli ultimi anni», ha accusato la Consob di non aver mosso un dito, provocando la reazione stizzita del presidente Paolo Savona. Ma la Consob non è un'autorità di vigilanza prudenziale.

Gli sceriffi della Borsa, per muovere, aspettano di leggere la fondatezza delle motivazioni con cui domani un cda che si annuncia ad alta tensione, con ogni probabilità, perseguirà la scelta di non mettere fieno in cascina. Gli avvocati di Cairo puntano sul fatto che il giudice newyorkese si dichiari non competente. In caso contrario il rischio aumenterebbe. E Cairo, che descrivono intenzionato a resistere nella sua torre, in caso di un maxi risarcimento avrebbe due strade: chiedere nuovi finanziamenti alle banche (sempre che trovi chi presta soldi per pagare una maxi sanzione) o piegarsi a un aumento di capitale che lo diluirebbe. C'è chi intravvede già movimenti in vista di riassetti.

pev

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July 29, 2021 02:59 ET (06:59 GMT)