La Cina ha avviato venerdì un'indagine antidumping sul brandy importato dall'Unione Europea, che si concentrerà sul brandy in contenitori da meno di 200 litri (44 galloni britannici).

Le dispute commerciali tra Cina ed Europa sono aumentate nell'ultimo anno, con entrambe le parti che si sono scambiate accuse di concorrenza sleale e protezionismo.

La Cina ha importato 1,57 miliardi di dollari di alcolici da vino d'uva distillato nel 2023 fino a novembre e la Francia rappresenta il 99,8% di tutte le esportazioni di brandy dell'UE, secondo i dati doganali cinesi.

Gli esperti del settore ritengono che l'indagine sia una risposta a tono alle indagini dell'UE contro le aziende cinesi, e che sia rivolta principalmente alla Francia perché è considerata più probabile che convinca l'UE ad abbandonare alcune delle sue indagini.

Di seguito sono riportate alcune opinioni degli esperti:

ALICIA GARCIA HERRERO, CAPO ECONOMISTA PER L'ASIA PACIFICO DI NATIXIS:

"(Le importazioni di brandy) possono non essere molto grandi in termini di dimensioni, ma (l'indagine) ha un impatto molto grande in termini di avvertimento all'Europa, soprattutto alla Francia in questo caso, su ciò che potrebbe accadere se l'indagine antisovvenzioni sui NEV (veicoli a nuova energia) europei continuasse. E perché la Francia? Perché, credo, la Francia è il Paese europeo più facile e abbastanza grande che può fermare tutto questo, perché la Germania potrebbe non farlo... per la Germania ora è chiaro che (i NEV) sono la sua più grande industria e... non vuole competere con la Cina sul suo stesso terreno, cioè in Europa".

SHAUN REIN, FONDATORE E AMMINISTRATORE DELEGATO DI CHINA MARKET RESEARCH GROUP CON SEDE A SHANGHAI:

"Le mosse della Cina sono un colpo all'arco per far capire all'Europa che anch'essa può pianificare un piano duro contro il crescente protezionismo in Europa. Anche le più grandi aziende europee fanno affidamento sulle vendite in Cina. Anche la Francia si è espressa a favore di una politica estera indipendente dagli Stati Uniti e spingerà per relazioni economiche più strette con la Cina".

MAX ZENGLEIN, CAPO ECONOMISTA DELL'ISTITUTO MERCATOR DI BERLINO PER GLI STUDI SULLA CINA:

"Questo sembra essere una risposta alle indagini dell'UE e, soprattutto, al sostegno di Frances in questo senso. Si tratta di una prima risposta molto mirata, che vuole essere un monito per l'UE a procedere con cautela. Siamo ancora lontani dall'escalation tra Cina e Australia, ma la Cina sta seguendo un modello ben consolidato di applicazione della pressione economica, limitando al contempo i danni alla propria economia".

ALICJA BACHULSKA, POLICY FELLOW PRESSO IL CONSIGLIO EUROPEO PER LE RELAZIONI ESTERE:

"La mia prima reazione a questa storia del brandy è che è piuttosto bizzarra e divertente. Tuttavia, dato che le esportazioni di brandy in Cina sono aumentate negli ultimi anni e che gli alcolici costituiscono una parte considerevole delle esportazioni francesi in Cina, questa mossa non è solo simbolica, ma potrebbe rappresentare un colpo finanziario per alcuni produttori francesi. E sebbene, a differenza degli EV (veicoli elettrici), il brandy non sia un prodotto strategicamente importante, fa parte del soft power e dell'appeal culturale della Francia in Cina, insieme ad altri prodotti di lusso".

BALA RAMASAMY, PROFESSORE DI ECONOMIA, PRESIDE ASSOCIATO PRESSO LA CHINA EUROPE INTERNATIONAL BUSINESS SCHOOL:

"Qualsiasi Paese o regione che abbia un deficit commerciale gonfiato con la Cina troverà il modo di ridurlo, spesso a suo discapito. Le indagini dell'UE sull'industria cinese dei veicoli elettrici a stella saranno sicuramente accolte con altrettante ritorsioni. Quasi tutte le importazioni cinesi di brandy provengono dalla Francia e, dato il calo della domanda di questo prodotto negli ultimi mesi, l'azione è più ottica che d'effetto. Purtroppo, il potere di mercato e le politiche industriali sono così vaghe che qualsiasi cosa potrebbe essere considerata una distorsione del commercio".

ASSOCIAZIONE FRANCESE DELL'INDUSTRIA DEL COGNAC, BUREAU NATIONAL INTERPROFESSIONNEL DU COGNAC:

"Questa indagine si svolge nel contesto di un disaccordo commerciale tra l'Unione Europea e la Cina su altri settori industriali, non correlati alla nostra attività. Siamo certi che i nostri prodotti e le nostre pratiche commerciali siano pienamente conformi alle normative cinesi e internazionali... La cooperazione tecnica nel settore dello spirito è eccellente e storica tra i due partner commerciali".

EDWARD MUNDY, ANALISTA AZIONARIO E ANDREI ANDON-IONITA, ASSOCIATO AZIONARIO PRESSO JEFFERIES:

"La sonda antidumping si aggiunge al sentimento negativo esistente sulle importazioni di cognac in Cina, oltre alle deboli considerazioni macro e normative. L'industria nazionale cinese del brandy è de minimis, e l'indagine potrebbe essere una risposta all'indagine antisovvenzioni sugli EV cinesi". (Relazioni di Casey Hall, Brenda Goh, Michal Aleksandrowicz e Joe Cash, compilate da Piotr Lipinski, a cura di Mark Potter)