ZURIGO (awp/ats) - Sensibile rallentamento degli affari per Rieter, nome storico del Made in Switzerland: nel 2022 il fabbricante zurighese di macchine e componenti per l'industria tessile ha contabilizzato nuovi ordinativi per 1,2 miliardi di franchi, con un crollo del 48% rispetto all'anno prima. La borsa ha reagito in modo molto negativo.

"L'acquisizione di commesse è stata molto bassa negli ultimi tempi", ha ammesso il Ceo Norbert Klapper durante la conferenza telefonica di commento dei primi dati sull'esercizio appena trascorso. Secondo il dirigente la colpa è da attribuire soprattutto ai costi di finanziamento più elevati per le imprese, che frenano la propensione a investire. Segnali incoraggianti giungono però dalla Cina, che si sta riprendendo dopo i tempi delle restrizioni anti Covid. Intanto però lo stesso Klapper lascia il ponte di comando: a partire dal 13 marzo sarà sostituito da Thomas Oetterli, che dal 2016 al 2022 è stato numero uno di Schindler.

Rieter ha per contro chiuso il 2022 in forte crescita a livello di fatturato: +56% a 1,5 miliardi. Il dato si spiega da una parte con l'acquisizione di parti attività Saurer e dall'altra con il forte aumento dei prezzi. L'utile operativo Ebit è atteso a circa 30 milioni di franchi, a fronte dei 48 milioni dell'anno precedente: per saperne di più si dovranno però attendere i risultati dettagliati che saranno pubblicati il 9 marzo.

Intanto comunque le novità odierne non sono per nulla piaciute agli investitori. Alla borsa di Zurigo il titolo Rieter è arrivato a perdere oltre il 10%. Dall'inizio dell'anno l'azione rimane peraltro in rialzo del 10%, mentre sull'arco di 52 settimane la performance è ampiamente negativa, pari al -43%.

Rieter è una realtà importante nella storia economica svizzera. La società fa risalire l'origine dell'azienda a Johann Jacob Rieter (1762-1826), imprenditore che aprì a Winterthur un emporio in cui vendeva spezie esotiche e cotone. All'inizio dell'Ottocento l'impresa diventò una filanda, poi costruì macchine tessili, motori, treni, tram, fucili e altro ancora. Nel 1891 avvenne la trasformazione in società anonima e il Novecento fu all'insegna dell'espansione, anche all'estero. Nel 2011 la componente automobilistica è stata scorporata, dando origine ad Autoneum, pure quotata. Oggi il gruppo può contare su 18 unità produttive in dieci paesi e ha in organico 5630 persone a livello mondiale, di cui il 16% in Svizzera.