BERLINO (awp/ats/ans) - La produzione industriale tedesca è cresciuta a febbraio per la seconda volta consecutiva e in una maniera così sorprendente da far sperare che la Germania, la massima economia europea, possa uscire subito della recessione in cui sembra cauta nell'ultimo semestre. Questo sebbene sulla ripresa della locomotiva tedesca si alternino segnali contrastanti.

L'incremento della produzione industriale annunciato dall'Ufficio statistico tedesco Destatis, che pone fine ad una discesa durata un anno, è del 2,1% su base mensile e ha spiazzato gli analisti che puntavano su un magro +0,3% dopo l'aumento anch'esso congiunturale di gennaio pari a 1,3%. A trainare la produzione tedesca è stato soprattutto il settore edile con un +7,9% e quello chimico (+4,6%).

L'economia che da sola crea un quarto (24,4%) dell'intera Ue, dovrebbe comunque essere scivolata in recessione tecnica: almeno come ha previsto la Bundesbank il mese scorso, il primo trimestre dovrebbe far registrare un "leggero" calo del Pil tedesco (una flessione che l'Istituto Ifo il 6 marzo ha quantificato in -0,1%); seguendo il -0,3% registrato per i tre mesi di fine 2023, si creerebbero dunque i due trimestri consecutivi di flessione che fanno scattare la "recessione tecnica". L'annuncio di Destatis è atteso entro il 30 aprile. La stagnazione (0,0%) del trimestre primaverile e di quello estivo dell'anno scorso hanno già prodotto il -0,3% che ha sancito la "crisi economica" dell'intero 2023.

"I dati industriali tedeschi indicano la fine della stagnazione nel primo trimestre", ha dichiarato Carsten Brzeski, analista capo per la macroeconomia del gruppo bancario "Ing". "Con due mesi di dati concreti per il primo trimestre, c'è finalmente un motivo di moderato ottimismo sul fatto che almeno la flessione ciclica sia giunta al termine", ha sostenuto.

Nonostante l'aumento di febbraio, la produzione industriale tedesca è ancora ben al di sotto dei livelli pre-pandemia, a dimostrazione delle sfide che il settore manifatturiero ha dovuto affrontare, tra cui l'aumento dei costi dell'energia a seguito della guerra in Ucraina, nota Bloomberg.

Proprio oggi oggi peraltro Destatis ha annunciato un calo del 2,0% dell'export sempre a febbraio, ben più grave del -0,25% previsto da diversi analisti. Non è una bella notizia per la Germania visto che la Banca mondale stima nel 50,9% la quota di Pil tedesco generato nel 2022 dalle esportazioni di beni e servizi.

Anche nei giorni scorsi peraltro vi erano stati segnali contrastanti, nota ancora Bloomberg: gli ordini di fabbrica hanno registrato un leggero aumento, ma solo a causa di articoli volatili di grandi dimensioni; mentre rilevazioni S&P Global sulle imprese hanno evidenziato un indebolimento dello slancio dell'industria a marzo.