MILANO (MF-DJ)--Un'altra seduta di forti vendite su B.Mps con il

titolo che, dopo la discesa di ieri, ha registrato a fine giornata un calo di oltre l'8%.

Pesano i timori e i dubbi del mercato sul prossimo aumento di capitale

da 2,5 mld alla luce di quanto si sta vedendo in Borsa per la

ricapitalizzazione di Saipem da 2 mld (anche in questo caso molto

diluitiva) con le azioni in forte rialzo e i diritti (dove è racchiusa la

maggiore parte del valore) in forte calo. "La banca, che oggi capitalizza

poco piú di 600 mln, fará un aumento di capitale di oltre tre volte

superiore, da 2,5 mld euro, che partirá in autunno", commentano da una

sala operativa.

L'attenzione degli investitori quindi si concentra sul tema dell'aumento. Al netto di un interesse giá dimostrato da possibili investitori rilevanti come Axa e Anima, commenta Antonio Amendola, gestore di AcomeA Sgr, "le banche d'affari hanno firmato un accordo di pre-underwriting, un segnale positivo in quanto certifica che l'operazione sia fattibile".

L'esperto segnala che la tempistica dei prossimi catalizzatori riguarda la conferma dalla Commissione Ue della proroga per la permanenza nel capitale al Mef, il che significa un'uscita dello Stato. Al momento il Mef sta trattando una proroga con uscita in un futuro prossimo, ma con termini non divulgabili.

Inoltre, la Bce deve approvare il piano industriale nei tempi tecnici di 90 giorni. Molti investitori short, che puntano quindi sul ribasso del titolo, sostengono che la Bce non possa approvare questo piano in quanto 2,5 mld non bastano per risanare e rilanciare la banca. Al contempo Mps ha convocato l'assemblea per l'approvazione a metá agosto e si aspetta una risposta positiva, forte del fatto che il piano possa riflettere quanto si aspettasse l'Autoritá.

Una volta ottenute le due autorizzazioni, si definirá il consorzio che guiderá l'operazione. A questo punto il tema cruciale è la finestra per l'aumento di capitale: è vero che ci sono le banche che garantiscono l'inoptato, ma qualora ci siano condizioni di mercato avverse, l'aumento di capitale potrebbe non partire nei tempi previsti.

L'aumento di capitale, prosegue l'operatore, non parte se le banche collocatrici si rendono conto che non c'è interesse, per non accollarsi tutto il rischio sull'inoptato. In questo caso invocherebbero la clausola Mac e annullerebbero l'operazione. Nel 2016, per l'aumento di capitale di 7 miliardi anbch'esso interamente garantito, non c'era appetito sul mercato e dato che le banche non vollero prendersi il rischio totale, entrò lo Stato.

Oggi, però, la situazione è ben diversa: lo Stato è giá azionista e sottoscrive il 64% dell'aumento, quindi, qualora nessuno fosse interessato, le banche dovrebbero dividersi un rischio di inoptato di 900 mln euro circa. Il vero scoglio finale è quindi il lancio dell'aumento di capitale, che sará garantito dal consorzio che ha firmato l'underwriting.

fus

marco.fusi@mfdowjones.it


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June 29, 2022 12:01 ET (16:01 GMT)