Nell'ultima decade, ovvero nel periodo 2012-2022, il fatturato di Sanofi è passato da €35 miliardi a €43 miliardi. Il profitto cash annuale, il "free cash-flow", segue una traiettoria incoraggiante, da €7 miliardi a quasi €10 miliardi.

Il profitto cash per azione passa così da €5 nel 2012 a €7,8 nel 2022: al prezzo di €100, la valorizzazione del titolo risulta quindi pari a 13 volte i profitti. Non vi sono preoccupazioni sul debito, complessivamente più basso per Sanofi rispetto alle sue concorrenti.

Nonostante il recente rialzo, la valorizzazione del gruppo rimane inferiore a quella dei suoi rivali, come ad esempio Novartis, più aggressivo nelle operazioni di buyback. La pipeline del gruppo francese, ben fornita in immunologia e oncologia, non ha molto da invidiare a quella del gruppo svizzero.

Nonostante il raggiungemento del suo principale obiettivo - crescita del free cash-flow per garantire sia il dividendo che il finanziamento delle acquisizioni senza ricorrere a un leverage eccessivo - rimane il rammarico di due importanti fallimenti in R&S: quello del trattamento contro il cancro al seno e l'incredibile pasticcio nello sviluppo di un vaccino contro il Covid.

Parallelamente, si nota un ritorno sull'investimento ancora molto modesto sulle numerose operazioni di crescita esterna intraprese negli anni precedenti. Il gruppo ha comunque ragione di sottolineare che la performance di queste acquisizioni può essere valutata solo nel lungo periodo.

La sua storia in questo campo parla a suo favore - si pensi ad esempio agli straordinari successi di Genzyme o Regeneron - e naturalmente la priorità sarebbe quella di ripetere tali exploit.

Sanofi rimane molto attiva sul fronte delle acquisizioni, come dimostra l'acquisto dell'americana Provention Bio - specialista del diabete - per €2,8 miliardi, ovvero tre volte le vendite stimate. All'inizio di aprile, il gruppo ha anche firmato un partenariato con AstraZeneca per commercializzare il Beyfortus - un trattamento contro il virus respiratorio sinciziale - negli Stati Uniti.

Sotto la guida di Paul Hudson, il gruppo moltiplica queste piccole operazioni potenzialmente molto accrescitive. A tal proposito, alla fine dello scorso anno, il suo interesse per lo specialista delle malattie rare Horizon - infine venduto ad Amgen per €25 miliardi - non è passato inosservato.

Allo stato attuale, il dato più eclatante dei risultati del primo trimestre 2023 è ovviamente l'estrema dipendenza da Dupixent, il blockbuster di Sanofi contro l'asma e l'eczema, il quale rappresenta un quinto del suo fatturato e questa proporzione potrebbe raggiungere un terzo del fatturato entro cinque anni.

Il Dupixent diventa per Sanofi ciò che a suo tempo fu il Lantus, ora un farmaco generico. Alcuni osserveranno che non si è trattato di un elemento troppo negativo per il gruppo, che mantiene le sue previsioni per l'anno 2023: crescita delle vendite del 5,5% a tassi di cambio costanti e crescita dell'utile per azione dell'11,9%.