ZURIGO (awp/ats/awp) - Per garantire condizioni monetarie adeguate alla stabilità dei prezzi, le vendite di valuta estera da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) lo scorso anno sono aumentate. Mentre negli ultimi anni la BNS aveva acquistato più valuta di quanta ne avesse venduta, lo scorso anno la tendenza si è invertita in un contesto di inflazione.

Per l'insieme del 2022, il risultato delle transazioni è un deflusso netto di 22,3 miliardi di franchi di valuta, indica oggi l'istituto di emissione nel suo rapporto annuale. A titolo di confronto, con l'intento di frenare l'apprezzamento del franco, la BNS aveva acquistato valuta estera per 21,1 miliardi di franchi nel 2021 e per 110 miliardi di franchi nel 2020.

Se è vero che lo strumento principale per combattere l'inflazione è stato l'aumento dei tassi d'interesse attraverso la remunerazione degli averi a vista, anche le vendite di valuta estera hanno contribuito alla strategia.

In seguito a queste vendite di valuta, ma anche a causa delle perdite di cambio, le riserve valutarie della BNS sono scese a 853 miliardi di franchi al 31 dicembre 2022, rispetto ai 1015 miliardi dodici mesi prima. Alla fine del 2007 tali riserve ammontavano a 85 miliardi di franchi. L'aumento in questo periodo è dovuto agli acquisti di valute estere per evitare l'apprezzamento del franco, ribadisce la banca centrale.

L'aumento delle riserve valutarie negli ultimi anni aveva portato a un'espansione del bilancio, che si è ridotto nel 2022 a causa delle perdite di capitale sugli investimenti e delle vendite di valuta estera. Il bilancio si è ridotto di 175,4 miliardi di franchi, passando a 881,4 miliardi. Gli investimenti in valuta estera sono diminuiti di 166 miliardi.

Jordan ha guadagnato oltre un milione

Va notato che la politica della BNS è cambiata nel corso dell'anno. Nei primi nove mesi del 2022 la banca centrale aveva infatti acquistato valuta estera per 5 miliardi di franchi, ma ne ha venduto per 27 miliardi di franchi tra ottobre e dicembre.

Dal rapporto annuale si desume anche che Thomas Jordan, presidente della direzione dell'istituto, ha ricevuto una remunerazione di 1,036 milioni di franchi, contro 945'000 nel 2021.