ZURIGO (awp/ats) - In materia di contributi da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) cantoni e Confederazione rischiano di rimanere a bocca asciutta ancora per anni: la probabilità di una distribuzione salirà nuovamente sopra il 50% solo nel 2026, secondo gli economisti di UBS.

Per l'anno in corso, l'eventualità di un versamento viene vista inferiore al 30% e anche per il 2024 e il 2025 il dato è sotto il 50%, ha indicato in una conferenza stampa l'esperto di UBS Florian Germanier, a margine della presentazione delle previsioni sull'andamento del prodotto interno lordo elvetico nei prossimi due anni.

A pesare è la maxi-perdita di 132 miliardi di franchi subita dalla BNS nel 2022, che ha più che azzerato la cosiddetta riserva di distribuzione (che era arrivata a 102,5 miliardi) accumulata dall'istituto e pensata per poter effettuare versamenti agli enti pubblici (che nel 2021 erano ammontati a 6 miliardi) pure quando l'esercizio finisce in rosso.

Per poter riprendere i pagamenti, la BNS deve anche riguadagnare i fondi per l'alimentazione degli accantonamenti per le fluttuazioni valutarie. Nel 2022 la BNS ha proceduto ad accantonamenti di tal tipo per 9,6 miliardi di franchi: il risultato è che a bilancio c'è una perdita di circa 39 miliardi. Si tratta quindi di realizzare un utile superiore a 40 miliardi: stando a Germanier la probabilità che ciò accada nel 2027 è del 60%. Il fattore decisivo sarà l'andamento dei mercati finanziari: gli esperti di UBS basano i loro calcoli su scenari di rendimento di vari investimenti.