MILANO (MF-DJ)--Pochi giorni fa l'ultima mossa con l'acquisizione del ventesimo impianto di biogas e una potenza complessiva triplicata nel 2022 (da 12 a 39 megawatt elettrici). Ma soprattutto una nuova organizzazione e obiettivi ancora più ambiziosi, grazie a un piano che, da qui al 2026, comporterà 550 milioni di investimenti e che potrà far leva anche un nuovo brand, Bioenerys, avamposto del gruppo Snam nel settore del biometano. Un cambio che porta con sé anche una diversa filosofia e la volontà di identificare e raggruppare tutte le attività del gruppo nel settore, nonché di rafforzare il senso del business che si sta sviluppando: bio, energia, risorse e circolarità.

"Siamo partiti un po' di anni fa e il 2022 è stato un anno di svolta in cui ci siamo dati l'obiettivo di gettare le base per riconvertire gli impianti esistenti, sfruttando la leva normativa, e per realizzare impianti ex novo, avendo al nostro interno capacità progettuali e realizzative", spiega al Sole 24 Ore il presidente e ad di Bioenerys, Marco Ortu. La leva normativa è quella del decreto approvato lo scorso settembre che ha sbloccato l'intervento del Pnrr per il quale sono stati stanziati 1,7 miliardi di euro con l'obiettivo di potenziare, adeguando gli impianti esistenti (soprattutto di biogas agricoli) o costruendone di nuovi, la produzione italiana di biometano sostenibile. E che è stato poi completato, a gennaio, dal via libera del ministero dell'Ambiente alle regole applicative per l'accesso agli incentivi che, nei piani del governo, dovrebbero promuovere una capacità produttiva di circa 2 miliardi di metri cubi l'anno entro il 2024, dieci volte in più rispetto all'attuale. Per poi raggiungere più di 5 miliardi di metri cubi l'anno di biometano al 2030.

"L'obiettivo è alla portata e il potenziale non manca. Certo, servono gli strumenti per poterlo sfruttare e questo si traduce in semplificazioni autorizzative, in un quadro regolatorio stabile e nel rispetto delle tempistiche in modo da poter partire il prima possibile con gli investimenti", spiega Ortu. Dal canto suo, Bioenerys è pronta a fare la sua parte e con un portafoglio di impianti di oltre 100 megawatt equivalenti e oltre 200 milioni di metri cubi di biometano al 2026. "E' una sfida notevole che ci condurrà a mettere in campo tante operazioni e a gestire un portafoglio molto articolato. Noi vogliamo essere un operatore riconoscibile e abbiamo scelto di scommettere sull'intera filiera, partendo dal mondo agricolo", prosegue il numero uno.

Per questo la società del gruppo Snam ha concluso diverse partnership con aziende agricole e imprenditori e il 2022 ha registrato una forte accelerazione nello sviluppo del biometano agricolo, grazie all'acquisizione da parte della controllata Ies Biogas di 20 impianti su una prima pipeline di 25, cui seguiranno altre acquisizioni. Sono impianti che trattano reflui zootecnici, scarti agricoli, biomasse vegetali e sottoprodotti agroalimentari e che saranno riconvertiti a biometano. L'obiettivo di queste acquisizioni è infatti quello di convertire gli impianti di biogas agricolo (attualmente operativi nella produzione di energia elettrica) a biometano, ottimizzandone la capacità produttiva, grazie alle opportunità offerte, come detto, dal Recovery e al nuovo quadro normativo in pista da qui al 2026. Una parte degli impianti sarà collegato alla rete nazionale del gas per immissione diretta del bioCng (gas naturale compresso), mentre una parte sarà dotata di un impianto di liquefazione per la produzione di bioGnl (gas naturale liquido).

Accanto alla riconversione degli impianti esistenti, Bioenerys è impegnata però anche nello sviluppo di importanti iniziative greenfield (nuove realizzazioni) con grandi gruppi agroindustriali italiani. "Dei 100 megawatt che abbiamo a piano - precisa Ortu - circa un terzo sarà rappresentato da impianti greenfield che ci consentiranno di arrivare direttamente alla produzione di biometano, senza il passaggio attraverso il biogas. E, una volta incassate le autorizzazioni, potremmo attivare da subito il decreto in modo da partecipare alla prima asta prevista per marzo". Insomma, la direzione è tracciata. "Vogliamo essere un player con una prospettiva di lungo periodO che non si limita a fare solo acquisizioni ma che gestisce anche gli approvvigionamenti di biomasse e gli affluenti", conclude Ortu. Come Bionerys sta già facendo peraltro sul fronte del biometano da rifiuti, dove la società gestisce attualmente 8 impianti di produzione generata dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (il Forsu) con una capacità di trattamento di circa 328mila tonnellate l'anno di rifiuto organico, per una potenza complessiva installata di circa 12 megawatt e una produzione di 24 milioni di metri cubi di biometano.

cos


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February 08, 2023 03:22 ET (08:22 GMT)